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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 18:28.

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Almost Famous recensisce solo musica indipendente. Inviateci demo, Ep e album più o meno auto-prodotti all'indirizzo almostfamous.ilsole24ore@gmail.com. Parleremo di chi ha tante idee e pochi soldi per realizzarle. Spietatamente

Chi ha detto che il pop è roba da mestieranti? Può esserci dignità d'arte anche nella musica pensata per essere fischiettata sotto la doccia: quello che conta, al proverbiale fin della fiera, è l'onestà. Ne hanno in abbondanza i 2 a.m., al secolo Andrea Maraschi e Andrea Marcellini, duo di Senigallia con una sorprendente attitudine a riprodurre certe atmosfere musicali d'Oltremanica degli anni Novanta.

Preferiscono scrivere (e firmarsi) in due: testi in inglese, tematiche esistenziali, qualche volta adolescenziali, arrangiamenti lo-fi, alta fedeltà alla melodia. Arrangiamenti, voci, chitarre, basso e tastiere sono loro appannaggio. In sala d'incisione si fanno aiutare da un chitarrista solista e un batterista ma sia chiaro che ci tengono a rimanere un duo. Stesso approccio di XTC, White Stripes e Black Keys prima di loro. A ottobre dell'anno scorso è nato così «The End. The Start», il loro primo Ep. Sette brani interessanti che valgono molto di più di tanti poppettini un po' noise che Madrepatria britannica ogni anno ci piazza.

L'opera si apre con il crescendo rumoristico di «I cannot cry», brano che dopo una manciata di secondi si rivela una ballad maledettamente orecchiabile con Maraschi che dà prova di grande personalità nel cantato, facendosi strada tra chitarre imbottite di eco e un organo che ogni tanto sbuca a tenere insieme la tessitura armonica. Ci vedi molto i fratelli Gallagher nobilitati da qualche spruzzata dei Radiohead più delicati. Scordatevi presto queste premure: con «PG» le coordinate musicali sembrano diventare quelle dei Muse, dato il robusto ricorso all'elettronica. Metodo perfetto per incendiare la scena mentre chitarre distorte indugiano su power-chords. «Love me and leave me alone» scopre definitivamente le carte: cantabilissima, ascoltarla e impararne la melodia è tutt'uno, piccolo prodigio in cui qualche anno fa riusciva benissimo il signor Noel Gallagher.

A proposito: il flanger collegato alla chitarra sembra proprio il suo. L'ottimismo Brit della strofa di «A New Day» riconcilierebbe persino con un giorno piovoso della bassa padana, mentre l'excursus chitarra acustica-armonica di «Format Me» ci permette di scoprire un imprevisto senso per il folk. Più nervosa e spigolosa «You're more (than who you're told to be)», il brano meno melodico del disco. Si chiude con l'elegante ballad «Trying», in cui appaiono perfettamente riconoscibili echi della scena di Glasgow. E viene la curiosità di ascoltare quelli che saranno gli esiti del nuovo Ep del duo, in via di registrazione ad agosto prossimo con Mattia Coletti a fare da producer.

Ci sta benissimo una battuta: dallo scioglimento degli Oasis sono nati i Beady Eye di Liam, gli High Flying Birds di Noel e i 2 a.m. di Senigallia. Che - fossero nati pure loro a Manchester - già bazzicherebbero per gli studi di qualche major. Ah, la perfida Albione!

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