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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 15:29.

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Non piacerebbe a nessuno compiere gli anni distesi su un lettino d'ospedale. Specie se si scoppia di salute come i Bronzi di Riace che, dopo l'ultimo (ed ennesimo) restauro-indagine, sono belli e aitanti come non mai. Eppure stanno ancora lì, nel laboratorio temporaneo allestito nell'atrio di palazzo Campanella, la sede del Consiglio regionale della Calabria, dove il 16 agosto celebreranno il quarantesimo anniversario del loro ritrovamento fortunoso nelle acque di Riace. Il Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, oggetto di una necessaria ristrutturazione che lo proietterà nel futuro, non è ancora pronto a ospitarli. Doveva essere inaugurato nel marzo del 2011 come parte delle celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale; doveva essere l'opera più imponente del Centocinquantenario nel Meridione d'Italia. E invece siamo ancora in alto mare o, per meglio dire, avviluppati tra i gorghi dello Stretto.

Sarebbe troppo facile, però, accusare la solita inefficienza meridionale. Facile e gratuito. Come si sono rivelate poco informate le accuse rivolte da più parti contro l'allestimento temporaneo a palazzo Campanella «dove non li vede nessuno». In realtà, 218mila visitatori nel biennio 2010- 2011 non sono proprio nessuno, se si pensa che il museo stesso contava più o meno 130mila visitatori l'anno. Sono invece oggettivamente pochi per quelle che molti descrivono come «le più belle statue in bronzo della grecità», ma vogliamo ammettere che raggiungere Reggio Calabria è una vera impresa? I treni sono eterni e inefficienti; l'autostrada Salerno-Reggio, a percorrerla s'impiega una vita e si rischia la pelle; i voli aerei sono costosissimi e si vorrebbero persino cancellare. Ammettiamolo: l'Italia continua a considerare Reggio una fastidiosa appendice anziché un ponte per il Mediterraneo tutto.

Un peso piuttosto che un'opportunità. Ora però il nuovo museo potrebbe servire ai reggini da traino per uscire dall'isolamento, e per far cambiare idea all'Italia intera. Perché sarà bellissimo: edificio del 1932 disegnato da Marcello Piacentini che ancora oggi pare avveniristico come allora; un restauro sbalorditivo (architetto Paolo Desideri) che, pur nel rispetto dell'edificio storico, ha recuperato spazi, creato auditorium e biblioteche, e installato impianti sofisticatissimi; una collezione che, non dimentichiamolo, non ha uguali al mondo tra i Bronzi di Riace e quelli di Porticello, i pinakes e i Dioscuri di Locri, il kouros di Reggio e l'Apollo di Cirò: ognuno di questi varrebbe il viaggio, per quanto avventuroso. Ma nel nuovo museo si vedranno anche le mura della Reggio greca e le tombe fuori porta di età ellenistica, riportate alla luce nel suo sottosuolo. E si potrà sorseggiare una bibita nel Roof Garden con vista strepitosa sullo Stretto. Una volta terminato, il Museo di Reggio potrà veramente sfidare persino l'incomparabile Museo di Atene con la sua strepitosa terrazza sull'Acropoli.

Sappiamo bene che un museo non basta a cambiare le sorti di una città: il mito dell'"effetto Bilbao" è decaduto da tempo. Sarebbe bello, però, che quel museo meraviglioso riuscisse a stimolare idee e impegni concreti. Sarebbe bello poter parlare un giorno positivamente di "effetto Reggio". Lo ha pensato anche il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, quando a maggio ha visitato la città e ha parlato di un altisonante «bando internazionale di idee» per il suo rilancio. Forse troppo altisonante, visto che non se ne è saputo più nulla. Mentre intanto, più concretamente, sono ripresi i lavori al museo che si erano interrotti oltre un anno fa per esaurimento dei fondi disponibili (17 milioni di euro nel bilancio del Centocinquantenario): sono arrivati gli ulteriori 6 milioni di euro di fondi Cipe che serviranno a ultimare la parte edilizia. Poi però si dovranno ancora realizzare l'impiantistica e l'allestimento: anche per questo i fondi sulla carta ci sono – 5 milioni di euro "europei" gestiti dalla Regione Calabria – ma non si sono ancora materializzati perché manca ancora il progetto definitivo.

Risulta perciò improbabile un'apertura del museo entro il 2012, come già proclamato dal governatore Giuseppe Scopelliti. Più realistici sono i cittadini riuniti nel Comitato per la tutela e la valorizzazione dei Bronzi di Riace, costituito già nel 2009 per scongiurare l'annunciata dipartita dei Bronzi da Reggio per la durata dei lavori al museo. Negli anni, hanno difeso i loro tesori con le unghie e con i denti da ogni ipotesi di viaggio "promozionale" ai quattro capi del pianeta, e oggi chiedono di vederli di nuovo in piedi al più presto, nella loro sala supertecnologica del museo, anche prima che vengano ultimati i lavori in tutto l'edificio. La Soprintendente archeologo Simonetta Bonomi si è dichiarata subito d'accordo, e si augura vivamente di poterli riportare al museo entro l'anno. Bonomi ha fatto inoltre ripristinare, sempre su indicazione del Comitato, il conteggio dei visitatori a palazzo Campanella che ha saputo dimostrare, numeri alla mano, come i Bronzi (ma anche il Filosofo di Porticello, le meraviglie di Locri e il Kouros di Reggio) non sono così ignorati dai reggini come si è vociferato.

C'è insomma a Reggio Calabria una società civile attiva, attenta e tempestiva nell'incalzare le istituzioni. C'è gente che non ci sta a rimanere l'estrema e dimenticata punta d'Italia; che non ha gli strumenti per ribaltare la situazione ma tallona con costanza chi invece quelli strumenti possiede. E ora punta sulla potenza virile e sul fascino dei Bronzi perché non rimangano un feticcio ma diventino parte attiva di una coerente politica culturale ed economica della città. Il Comitato è anche il solo ad aver organizzato una manifestazione per celebrare l'anniversario della scoperta dei Bronzi: un dibattito pubblico il 24 agosto nel chiostro di San Giorgio per discutere sul futuro delle statue, del museo, e degli altri importanti luoghi della cultura cittadina. Reggio potrebbe mostrare ai visitatori musei e aree archeologiche di tutto rispetto, se venissero valorizzate. La vera sfida non è solo dare ai Bronzi una casa degna di loro, ma renderla duratura e utile a tutta la città.

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