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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 08:19.

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L'attenzione rivolta al pontificato di Benedetto XVI oggi si concentra molto su come Ratzinger riordinerà un Vaticano inquieto che – dai "corvi" alla rivelazione di documenti segreti fino ai misteri finanziari – sta mostrando più il volto di corte barocca che quello di città di Dio, come direbbe Agostino. Questa impressione, e forse anche di più di un'impressione, accompagnava i pensieri di Albino Luciani (1912-1978), passato alla storia con il nome di Giovanni Paolo I e per il popolo dei fedeli come il «papa dei trentatré giorni», 33 come l'età di Cristo.
Appena eletto scrive una lettera al gesuita padre Bartolomeo Sorge in cui paragona il Vaticano al «labirinto di Cnosso», cioè a un luogo di smarrimento e di possibile morte perché chi entrava nel palazzo, costruito a Creta da Dedalo, finiva nelle fauci del Minotauro. Luciani sa di essere debole di salute, sa di preferire l'humilitas alla forza. Sa tutto questo e altro ancora, che Marco Roncalli ricostruisce e racconta nella prima biografia sistematica con lo scrupolo dello storico che non tralascia le piccole cose che danno spessore a una persona, a un ambiente, a una scelta di fede. Lo si è visto nella biografia di Giovanni XIII. Angelo Roncalli (Mondadori) e nei suoi già numerosi saggi; questa sensibilità si ritrova in Giovanni Paolo I dove l'autore recupera tanto materiale inedito sull'uomo semplice ma determinato, sul mese di pontificato con le congetture di intrighi ma anche tempo di intensa testimonianza come ha scritto il mistico Divo Barsotti: «È stato con noi soltanto per rivelarci la semplicità di Dio».
Albino Luciani non era uno sprovveduto: Paolo VI lo aveva voluto come padre sinodale e lo promosse patriarca di Venezia nella stagione del dissenso cattolico perché dalla cattedra marciana dialogasse con chiarezza dottrinale con i movimenti contestatori e con i gruppi dalle nostalgie preconciliari. La sua pacatezza non mostrerà mai cedimenti e sarà amato per la fermezza che non è mai diventata rigidità. Luciani, uomo di umili condizioni, nato a Canale d'Agordo, in quel Veneto soprannominato «la sacrestia d'Italia», è stato educato ad ascoltare la sua gente e a condividere povertà, desideri, assenza e ricerca di lavoro, emigrazione. In queste circostanze perfeziona un modello di comunicazione diretta, che lavora sulle immagini e sull'esperienza quotidiana che tutti fanno per trasmettere le verità della fede e i concetti teologici più complessi. Il breve pontificato sarà un turbamento per molti anche sotto questo aspetto: si pensi all'Angelus del 10 settembre 1978 quando afferma che «Dio è padre ma anche madre». La gente lo amerà per questa immediatezza. Sarebbe stato un papa di riforme? Si sa che la questione Ior e la sua direzione affidata al vescovo Paul Marcinkus, così come la riforma della curia e la famiglia erano nella sua agenda.
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Marco Roncalli, Giovanni Paolo I. Albino Luciani, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), pagg. 734, € 34,00

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