Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2012 alle ore 18:12.

My24

Camminare a Venezia lungo le Zattere verso la punta che le conclude, Punta della Dogana, vuol dire essere in luoghi con echi e risonanze piene di fascino, arte e letteratura. Non solo perché si proviene da quella Fondamenta degli Incurabili cara a Iosif Brodskij tanto da dedicargli un libro, e si è tra i due santuari più imponenti, la chiesa della Salute e la chiesa del Redentore, e di fronte all'isola della Giudecca e alla da poco aperta al pubblico casa dei Tre Oci, ma anche, e soprattutto, perché si è nei luoghi di Emilio Vedova.

È tra questi masegni e queste pietre che il maestro aveva il suo studio, luogo di raccoglimento ed espressione. Ed è qui che sorge la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, istituita da Emilio e dalla moglie Annabianca. Una Fondazione per ricordare e studiare l'opera di Vedova, anche contestualizzata in quel XX secolo che gli ha fatto da scenario e cornice.

Gli spazi espositivi permanenti sono due, a distanza di pochi metri nonostante numeri civici così lontani: quello realizzato su progetto di Renzo Piano, il magazzino del Sale 266, e l'ex Studio Vedova al numero 50. Le attività della Fondazione rispettano la volontà del maestro, il quale, vedendo ben oltre la sua morte, confidava nel futuro protrarsi del grande valore della propria arte nel desiderio che la custodia e la conservazione delle sue opere fosse sempre vincolata a progetti che ne diffondessero la conoscenza.

Nell'ex Studio Vedova, fino al 25 novembre, un'esposizione di opere di Vedova stesso, lavori che nacquero proprio in questo "antro" d'artista, come amava definirlo il maestro. Un antro che ha assistito al venire alla luce, tra sale riflessi mattoni e laguna, di molta parte della sua produzione. Il titolo della mostra, a cura di Fabrizio Gazzarri, è "Lacerazione. Plurimi/Binari '77/'78", e per la prima volta presenta al pubblico 3 cicli Lacerazione completi (II, III e il IV inedito) e alcuni Plurimi/Binari: dipinti su pannelli asimmetrici in legno, scorrevoli in parallelo su binari in gruppi di 2 o di 3, andando a realizzare un movimento di sovrapposizioni.
I titoli, che scelse il maestro stesso, già segnano una poetica, un percorso, una possibilità di lettura e di visione, un continuum artistico e sperimentale che richiama la forza del luogo.

Al magazzino del Sale 266 la mostra "Aldo Rossi. Teatri" che raccoglie, per la prima volta, sedici progetti che vanno dai primi anni sessanta a fine anni novanta. Il primo teatro di cui si possono vedere schizzi e disegni, poi mai realizzato ma più volte rivisitato nel progetto, è il Teatro Paganini a Parma (1964), lo seguono a Genova il realizzato, negli anni ottanta, Teatro Carlo Felice, e molti altri fino al progetto per la ricostruzione del Gran Teatro la Fenice in laguna.

La passione dell'architetto e designer milanese per il teatro è rappresentata anche da alcuni lavori per le scenografie, oggetti e disegni preparatori, teatrini-macchina per sperimentare idee di allestimenti. Infine alcuni pezzi di design come il servizio da tè per Alessi che ricorda nelle sue sagome il teatro e le sue forme. Nella parte finale dello spazio sonnecchiano archiviate alcune opere di Vedova, allineate nella struttura metallica che le sostiene. Quando sono oggetto di mostra uno straordinario marchingegno, ideato da Renzo Piano, comandato elettronicamente, le preleva e le porta nello spazio espositivo posizionandole nel punto previsto.

Venezia
Magazzino del Sale e Studio Vedova
Fino al 25 novembre 2012
10.30-18.00 (chiuso il martedì)

Aldo Rossi.
Teatri
Magazzino del Sale, Zattere 266

Emilio Vedova
Lacerazione. Plurimi/Binari '77/'78
Spazio Vedova, Zattere 50

www.fondazionevedova.org

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi