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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2012 alle ore 08:21.

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Il lettore mi conceda, solo per questa domenica, di occuparmi non del Caravaggio bensì del suo maestro Simone Peterzano, presso il quale il giovane Merisi fu a bottega per compiere l'apprendistato artistico dal 1584 al 1588. Lo stimolo mi è giunto leggendo un lungo capitolo inserito nel primo e-book intitolato Peterzano e Caravaggio, partita doppia sui disegni. L'identificazione dei due stili affrontata per la prima volta. Il ragionamento di Curuz e Fedrigolli è il seguente: «Trovare e separare le opere del maestro, nel Fondo, è il primo passo verso la distinzione dei materiali che porterà, per esclusione, al riconoscimento dei fogli residui e all'individuazione dello stile disegnativo di Caravaggio». Benissimo! Ma c'è un piccolo problema: fintanto che i due si limitano ad accostare a pale d'altare e affreschi ben noti del Peterzano bozzetti, modelletti e studi preparatori già pubblicati in sede scientifica da valenti specialisti quali Baroni (1944), Calvesi (1954), Fiorio (1974) e Bora (2002), tutto fila liscio; ma quando si avventurano nell'attribuzione di nuovi fogli, accade davvero l'inverosimile! A Peterzano, infatti, assegnano disegni di ogni sorta ed epoca che nulla hanno a che vedere con la peculiare e ben riconoscibile cifra stilistica del maestro bergamasco morto nel 1596.
E tra i molti uno, in particolare, "grida vendetta": il Ritratto di pontefice che, in realtà, è copia di una delle quattro tele raffiguranti I dottori della chiesa latina eseguite verso il 1625 dal pittore di origini piemontesi Giuseppe Vermiglio per la chiesa di Santa Maria della Passione a Milano (indicazione di Giulio Bora), scrigno di tesori d'arte che custodisce capolavori di Bergognone, Luini, Ferrari, Campi, Procaccini e Crespi. Infine, un consiglio spassionato ai due «studiosi»: la prossima volta, invece di analizzare i fogli del «Fondo Peterzano» da cd-rom, sarebbe quanto mai opportuno andare al Castello Sforzesco per esaminare de visu la carta, la filigrana, la cifra stilistica e la tecnica esecutiva dei disegni originali. Questi elementi sono di fondamentale importanza per inquadrare quantomeno la cronologia del foglio; per l'attribuzione, invece, servono ancor più specifiche competenze.
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