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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 14:12.

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Da Marcello Mastroianni a Leonardo DiCaprio, i più importanti attori feticcio della storia del cinemaDa Marcello Mastroianni a Leonardo DiCaprio, i più importanti attori feticcio della storia del cinema

Cosa spinge un regista a riproporre sempre lo stesso attore? Le motivazioni possono essere diverse: dalla stima reciproca a una profonda amicizia, fino all'idea di trasformare l'interprete in un feticcio portafortuna utilizzabile da un film all'altro.

Altre volte un regista, attratto dall'idea di vedersi proiettato sul grande schermo, sceglie come attore un vero e proprio alter-ego di se stesso.

Ed è eclatante in questo senso l'esempio di Marcello Mastroianni, nei panni di Guido Contini, in «8½» del 1963, l'opera più autobiografica di Federico Fellini, in cui l'attore laziale interpreta un regista in crisi creativa.

Attraverso la mimetica performance di Mastroianni, che ne riprende movenze e scelte d'abbigliamento, Fellini mette in scena un riflesso del suo rapporto con l'industria del cinema e delle sue emozioni più intime.

Mastroianni, già protagonista tre anni prima del grande successo de «La dolce vita», tornerà nuovamente a lavorare con il regista in tre pellicole degli anni '80: «La città delle donne», in cui Fellini mette a nudo tutte le sue ossessioni nei confronti dell'universo femminile, «Ginger e Fred», in cui Mastroianni recita a fianco della moglie del regista Giulietta Masina e «Intervista», nel ruolo di se stesso.

Sempre tra gli attori del nostro cinema, una carriera meno fortunata è toccata a Ninetto Davoli, presenza costante nei lavori di Pier Paolo Pasolini da «Il vangelo secondo Matteo» del 1964 (in cui fece una comparsata) in avanti. La loro unione, umana oltre che professionale, li portò a collaborare in nove pellicole (tra cui «Uccellacci e uccellini» del 1966) e si interruppe soltanto con la tragica scomparsa del poeta e regista il 2 novembre del 1975.

Rapporto per molti versi simile fu quello tra il cineasta e drammaturgo francese Jean Cocteau e l'interprete Jean Marais: i due si conobbero nel 1937 e rimasero uno accanto all'altro fino alla morte del primo, nel 1963. Ispirato dalla bellezza dell'attore, Cocteau lo scelse come protagonista dei suoi film più importanti: da «La bella e la bestia» del 1946 a «I parenti terribili» del 1948, fino a «Il testamento di Orfeo» del 1959.

Nella storia del cinema transalpino, indimenticabile è anche il sodalizio tra Jean-Pierre Léaud e François Truffaut, che diede vita a sette pellicole, di cui cinque della cosiddetta serie "Antoine Doinel": da «I 400 colpi» del 1959 a «L'amore fugge» di vent'anni più tardi, Léaud ha interpretato il medesimo personaggio, ispirato alla vita dello stesso Truffaut, seguendone il passaggio dall'infanzia all'età adulta.

Talvolta il regista trova in un determinato interprete il modello perfetto per il genere che vuole proporre: è questo il caso di John Wayne per John Ford, la cui collaborazione annovera la cifra record di 21 pellicole, quasi tutte legate al cinema western.

Altrettanto memorabili rimangono ancora oggi i binomi Ingmar Bergman-Max von Sydow, 14 titoli insieme, tra cui «Il settimo sigillo» del 1957 e «L'ora del lupo» del 1968, e Akira Kurosawa-Toshiro Mifune, ben 16 pellicole tra le quali svettano «Rashomon» del 1950 e «I sette samurai» del 1954.

Decisamente più tormentato fu invece il rapporto di amore-odio tra Werner Herzog e Klaus Kinski: lungo cinque film, da «Aguirre, furore di Dio» del 1972 a «Cobra verde» del 1987, il loro difficile legame diventerà protagonista del documentario «Kinski, il mio nemico più caro», realizzato da Herzog nel 1999 a otto anni distanza dalla morte del suo attore feticcio.

In tempi più recenti, mentre Tim Burton è sempre stato fedele, in oltre vent'anni di carriera, al suo protagonista Johnny Depp (8 titoli, dal cult «Edward mani di forbice» del 1990 al recentissimo «Dark Shadows»), Martin Scorsese con l'avvento del terzo millennio ha trovato un nuovo interprete prediletto.

Se dagli esordi dei primi anni '70 fino ai lavori di metà anni '90, Scorsese condivide il successo con l'attore Robert De Niro, protagonista di otto delle sue più importanti pellicole come «Taxi Driver» del 1976 e «Toro scatenato» del 1980, ora è Leonardo DiCaprio il favorito del grande autore americano.

Da «Gangs of New York» (uscito nel 2002) in avanti, fatta eccezione per alcuni documentari e per l'ultimo «Hugo Cabret», Scorsese ha sempre voluto DiCaprio al centro di tutti i suoi lavori: il sodalizio tra i due (già arrivato a quattro titoli) è pronto a consolidarsi il prossimo anno con l'uscita dell'atteso «The Wolf of Wall Street», dove l'ex divo di «Titanic» indosserà i panni di un broker newyorkese e Scorsese tornerà a girare nella sua amata città natale.

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