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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 11:18.

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Dennis Hopper (a sinistra) e Martin Sheen in "Apocalypse Now" (AFP Photo)Dennis Hopper (a sinistra) e Martin Sheen in "Apocalypse Now" (AFP Photo)

Dieci film da selezionare nel panorama sterminato del cinema mondiale. Certe classifiche servono solo a essere discusse, stigmatizzate, a volte persino ridicolizzate. Per questo in molti ne tirano giù cinquanta o addirittura cento di titoli, per non saper né leggere né scrivere. Noi ci proviamo, cercando di guardare non solo ai capolavori, ma anche ai maestri, privilegiando chi non ci ha regalato solo una grande opera ma tanti gioielli da incastonare nella nostra memoria.

Di sicuro, rivedendovi questo "decalogo" non rimarrete insoddisfatti. La classifica sarà "americanocentrica", per guardare a ciò che entrato più (pre)potentemente nel nostro immaginario. E così comunque perderemo per strada Altman e Spielberg, in quei confini, come Godard e Fassbinder in Europa, o Ozu e Kurosawa nell'Estremo Oriente (ma ce ne sono almeno altre due dozzine da citare) che teniamo fuori perché, semplicemente, vi "obblighiamo" a vederli in toto.

Apocalypse Now (1979): nel pantheon di chi scrive, tra i primi 30 film della vita, ce ne sono almeno sette di Francis Ford Coppola, da La Conversazione alla saga de Il Padrino. Questo, però, è il suo capolavoro: per la scelta degli attori, da Brando a Sheen, per quella colonna sonora che ha consegnato The End dei Doors alla leggenda (e viceversa), per il racconto della follia e delle aberrazioni della guerra senza se e senza ma. Qui si trova tutta la grandiosità del cinema: come mezzo tecnico, espressivo, emotivo. Valse un Oscar al nostro Vittorio Storaro che trova spazio anche nel cast come operatore tv.

Easy Rider (1969) / Toro scatenato (1980): Biskind per raccontare la New Hollywood, forse l'età più fertile e fervida del cinema del dopoguerra, scrisse lo sfacciato Easy Riders, Raging Bulls. Dovrebbe bastare a spiegarvi la presenza di due film meravigliosi. Ma se il primo è la splendida intuizione isolata di Dennis Hopper, che aprì quell'epoca (fu Bonnie & Clyde, a dirla tutta), Toro Scatenato è l'opera più completa, entusiasmante e registicamente perfetta di un maestro come Martin Scorsese, qui aiutato da un Robert De Niro mai (più) così bravo (Oscar). Autobiografia del pugile Jake LaMotta, quasi tutta in bianco e nero, è il racconto struggente e potentissimo di un campione che crolla. Un po' come Scorsese che dopo i primi grandi successi, arrivava dal fallimento al botteghino di New York, New York

Quarto potere (1941): Unanimemente considerato il Classico per eccellenza. Forse perché in sé ha tutto quello che si chiede a un film: un grande regista e attore come Orson Welles, una storia anticipatrice e impegnata- quel Citizen Kane, prima, ma soprattutto dopo ha avuto molte facce nel nostro mondo-, scene cruciali da antologia. Forse non é il più bel film mai girato, di sicuro è quello che dovreste mostrare a un marziano se vi chiedesse di spiegargli cos'è la Settima Arte. E dopo, provate a non comprare uno slittino a vostro figlio. Dimenticavamo: era l'esordio del cineasta, a 25 anni. Allora si puntava sui giovani, e non solo per mandarli in guerra.

Gli uccelli (1963): tutti avrete letto di Vertigo (in italiano La donna che visse due volte) che ha superato Welles nella classifica cinematografica più famosa. Ma da Intrigo internazionale a Psyco, da Rebecca, la prima moglie a La finestra sul cortile, il vero Alfred Hitchcock sta nei meandri del genere, della paura, del mistero. Non che quello non sia un capolavoro anche sotto questi aspetti, ma il cineasta baronetto rimane nel cuore di spettatori e cinefili quando penetra nelle ombre del suo pubblico, quando ne solletica le verità nascoste. Al di là di averci regalato Tippi Hedren, qui sa scuoterci con l'irrazionalità e quel finale, con migliaia di protagonisti, ci fa tremare ancora oggi.

Tempi moderni (1936): è il film di e con Charlie Chaplin che ha regalato più scene cult non solo al cinema, ma alla Storia. L'operaio alienato dalla catena di montaggio è, al contempo, una meravigliosa scena malin-comica e un manifesto politico di enorme potenza. Certo, lui seguiva Marx: ma più Groucho che Karl. Ovvio che, a livello artistico e interpretativo, Luci della città e Il grande dittatore sono superiori, ma è anche vero che, a volte, un film viene ricordato per l'impatto violento che ha sulla coscienza collettiva. E questo capolavoro non ha ancora smesso di farsi amare e farci riflettere. E tornare a questo cinema ci permette di ricordare un genio, rivale allora di Charlot: Buster Keaton. Cercatelo, trovatelo, gustatevelo.

Il dottor Stranamore: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964): Stanley Kubrick, il regista. Nessuno come lui, probabilmente, ha contemporaneamente indagato con più forza e coraggio cinema e umanità. Scegliamo questo film nella sua cinematografia- che, caso unico, non ha cadute di stile- perché qui c'è il felice incontro con un altro titano: l'interprete Peter Sellers. Tre ruoli per quest'ultimo, la fiducia totale del paranoico e diffidente Stanley a certificarne la grandezza. E al di là del bianco e nero, delle trovate di scrittura e di quelle visive (pensate al finale "in picchiata"), come non ricordare il saluto nazista dello scienziato, riflesso condizionato contro cui lottare con grottesca inefficacia?

Fantasia (1940) / Wall-E: Disney e Pixar, Walt e John (Lasseter, con lo zampino "industriale" del compianto guru Steve Jobs). Diversi, è vero, ma è grazie a loro che l'animazione non è un genere di serie B. Quel Topolino stregone, quelle scope che ballano, il minuetto tra elefanti sono antenati di quel robottino muto (o quasi) e straordinariamente romantico. Ed è grazie a loro se generazioni di bambini così lontane sognano l'impossibile, dal comandare con una bacchetta utensili, al dar forma ai loro pensieri più pazzi. É sempre grazie a loro se si può pensare che se anche sei piccolo e apparentemente indifeso, puoi salvare il mondo. E la tua amata, ovvio (non è poi la stessa cosa?). Da Bambi e Dumbo a Toy Story e Up, non perdete anche tutto il resto della produzione delle due case storiche dell'animazione.

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