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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 07:55.
L'ultima modifica è del 31 marzo 2014 alle ore 16:52.

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C'è stato un tempo in cui l'ebraismo era fiorente nel Mezzogiorno d'Italia. Centri come Siracusa e Trani ospitavano sinagoghe assai frequentate e talvolta esprimevano saggi conoscitori della Torah. «In Calabria comunità importanti erano a Catanzaro, Lamezia Terme e Serrastretta», racconta la rabbina italo-americana Barbara Aiello.

E ci sono rimaste fino al 1555, anno in cui la bolla papale Cum nimis absurdum ghettizzò definitivamente i seguaci dell'Antico Testamento obbligandoli nella maggior parte dei casi ad abiurare e abbracciare il cristianesimo.
Certe tracce però non si cancellano del tutto: «A Serrastretta – prosegue la rabbina Aiello – per ben cinque secoli è rimasta viva la pratica di molti riti ebraici che hanno finito per essere adottati da gran parte della locale comunità cattolica. Quella che, per capirci, vanta antenati ebrei». Qualche esempio? Questa cittadina di 3.300 anime a poco più di 800 metri sul livello del mare è conosciuta soprattutto per il distretto della sedia artigianale. Vi si producono sedie di ogni dimensione ma le più piccole hanno una funzione particolare. «Vengono introdotte in casa – racconta la Aiello – quando muore un parente caro. Servono da inginocchiatoi e, insieme con i panni neri per coprire gli specchi, fanno parte del locale rito funebre. Che poi è lo stesso della Shiv'ah ebraica».

La rabbina Aiello non ha dubbi: «Almeno il 40% dell'odierna popolazione della Calabria discende da ebrei obbligati a scegliere il cristianesimo per forza o per necessità». La tradizione ebraica li chiama anusim, cioè "costretti". «Io stessa – prosegue la rabbina – provengo da una famiglia di anusim. Mia nonna, originaria di Serrastretta, prima di accendere le candele dello Shabbat, si barricava in casa al riparo da sguardi indiscreti. Solo quando la mia famiglia emigrò negli Stati Uniti, capì che non avrebbe avuto più nulla da temere».
Anche per rendere omaggio alle sue origini, la Aiello ormai tredici anni fa si è fatta ordinare rabbina e da cinque anni trascorre più tempo a Serrastretta che in Florida, intenta a far rifiorire il giudaismo calabrese che fu nella sua sinagoga Ner Tamid del Sud (Luce eterna del Sud). È l'unica rabbina riformata d'Italia, punto di riferimento per almeno 80 famiglie della penisola che sapevano d'avere antenati calabresi e che, con lei, hanno riscoperto radici giudaiche.

La sinagoga che ha fondato ogni anno ospita inoltre centinaia di ebrei statunitensi che vengono a celebrare bar mitzvah «nel posto in cui l'ebraismo ha vissuto per cinque secoli in clandestinità». Sono i loro pellegrinaggi la prima fonte di sostentamento per la comunità della Aiello. Che apre sempre le porte a chi non trova casa nell'ortodossia.
Che non ci sia feeling fra la Aiello e l'ebraismo ufficiale italiano – di tradizione ortodossa – lo si comprende subito parlando con Elia Richetti, presidente dell'Assemblea rabbini d'Italia. «L'ebraismo riformato – precisa quest'ultimo – è un fenomeno tutto americano. In Italia non esiste altra via all'ebraismo che non sia l'ortodossia. L'unica comunità meridionale – aggiunge il rabbino Richetti – resta quella di Napoli. Il fenomeno Aiello è ascrivibile al rinnovato interesse verso le origini ebraiche del Sud. C'è tanta curiosità, qualche volta cultura, molte altre folklore».

La Aiello intanto prosegue la sua missione. Anche perché a Serrastretta, cittadina nella quale le stelle di David riaffiorano persino sul pavimento dell'antico palazzo Pingitore, l'accoglienza che ha ricevuto è stata ottima. Cinque anni fa a Lamezia Terme accadde l'esatto opposto: la rabbina, intenta a dare vita a un centro di studi ebraici, si ritrovò contro istituzioni e cittadini. Nella sinagoga di Serrastretta invece a volte si vede persino il dinamico parroco del posto don Gigi Iuliano, per il quale «gli ebrei sono fratelli maggiori nella fede». O il giovane sindaco Felice Molinaro che condivide con la rabbina un'iniziativa di fund raising per realizzare una copertura che renda fruibile tutto l'anno l'anfiteatro dedicato all'eroina locale Dalida. «Ci basterebbero 100mila euro – spiega il primo cittadino – per avere a disposizione una struttura utilizzabile sia per attività culturali che religiose». Progetti in comune con la Aiello ne ha anche il lametino Lorenzo de' Medici Gatti, discendenza certificata dalla nobile casata toscana per parte di padre e da ebrei polacchi per parte di madre, nel curriculum un'apparizione a un reality tv: «Il mio gruppo – spiega – ha in cantiere investimenti da 16 milioni per realizzare un residence di lusso a Nocera Terrinese.

Costruiremo anche una sinagoga da 200 mila euro, destinata alla clientela russa e americana. La rabbina celebrerà matrimoni in riva al mare». Perché, se non altro, l'ebraismo riformato di Calabria un miracolo già l'ha fatto: attrarre in quest'angolo di profondo Sud visitatori provenienti da tutto il mondo.

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