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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2012 alle ore 10:20.

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Diciotto titoli in concorso, altrettanti nella sezione Orizzonti e ventisette fuori concorso: questo il dato numerico definitivo (senza contare le sezioni autonome e le retrospettive) dei film che verranno presentati alla Mostra del Cinema di Venezia 2012.

Un programma decisamente più asciutto rispetto a quello delle scorse edizioni, contrassegnato dalla bocciatura di Controcampo Italiano: sezione abolita dal neo-direttore Alberto Barbera, che l'aveva definita una «riserva indiana» colpevole di ghettizzare eccessivamente il cinema di casa nostra.

Tra le comunque numerose proposte, i titoli particolarmente attesi sono davvero molti, sia per il nome del regista che per i contenuti dell'opera stessa. Se dovessimo ridurre la rosa dei contendenti non potremmo che iniziare, per entrambe le categorie sopracitate, da «The Master», il film-sorpresa della Mostra, annunciato dieci giorni dopo la conferenza stampa ufficiale.

Diretto da Paul Thomas Anderson, ex enfant prodige del cinema hollywoodiano, il film, ambientato dopo la seconda guerra mondiale, ha già fatto parlare di sé per i possibili riferimenti alla nascita di Scientology, la discussa organizzazione religiosa fondata nel 1954 da L. Ron Hubbard. Ci sono diversi motivi, oltre alle scottanti tematiche trattate, che rendono «The Master» l'opera più stuzzicante dell'intera manifestazione: dalla regia di Anderson, pronto nuovamente a entusiasmarci a cinque anni di distanza dal maestoso «Il petroliere», alle interpretazioni di Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, rispettivamente nei panni di un intellettuale carismatico e del suo braccio destro, fino alle musiche di Jonny Greenwood, chitarrista e compositore dei Radiohead.

Insieme a «The Master», all'interno del concorso, altri due titoli a stelle e strisce appaiono assolutamente imprescindibili: il primo è «To the Wonder», nuova fatica di Terrence Malick dopo la vittoria al Festival di Cannes 2011 con «The Tree of Life», presentato come un dramma romantico di cui saranno protagonisti Ben Affleck e Rachel McAdams; il secondo è «Passion» di Brian De Palma, un torbido thriller, dove amore e vendetta si mescolano, come spesso avviene nelle opere del regista tornato dietro la macchina da presa cinque anni dopo «Redacted».
Per quanto riguarda il cinema europeo saltano subito all'occhio i nomi di Olivier Assayas e del nostro Marco Bellocchio: il francese è autore dell'impegnato «Après mai» con protagonista un liceale parigino nel periodo post '68; l'italiano porterà il già chiacchieratissimo «Bella addormentata», ispirato al dramma di Eluana Englaro.

Come da tradizione per la rassegna veneziana, non mancano anche importanti nomi asiatici come quello del coreano Kim Ki-duk che, con «Pieta», torna in laguna dopo il Leone d'Argento ottenuto nel 2004 con il capolavoro «Ferro 3».

Dall'estremo oriente provengono anche due delle possibili sorprese della manifestazione, entrambe presenti all'interno di Orizzonti: «Three Sisters» del cinese Wang Bing, che aveva sconvolto la Mostra 2010 con il toccante «The Ditch», e «The Millennial Rapture» del giapponese Koji Wakamatsu, autore (classe 1936) molto noto agli amanti del cinema nipponico che negli ultimi anni sta vivendo una seconda giovinezza.
Nome ancora poco conosciuto al pubblico italiano è anche quello della canadese Sarah Polley che, dopo aver diretto tre pellicole di finzione tra cui «Away From Her», presenta il suo primo documentario «Stories We Tell», all'interno delle Giornate degli Autori: sezione autonoma promossa dalle associazioni dei registi italiani Anac e 100 autori.

Tra gli italiani fuori concorso, una menzione speciale va a Daniele Vicari che, dopo il successo di «Diaz», torna al cinema documentaristico con «La nave dolce», incentrato su un episodio d'immigrazione dalle coste dell'Albania a quelle pugliesi.

Infine, in concorso, da segnalare il nome di un regista che per molti sarà una delle presenze più importanti del festival e per altri potrebbe rivelarsi una sorpresa: si tratta di Harmony Korine, uno dei massimi protagonisti della scena indie americana degli ultimi decenni, i cui lavori (da «Gummo» del 1997 a «Mr. Lonely» del 2007) non hanno mai avuto nel nostro paese la visibilità che avrebbero meritato. A Venezia si prepara a dare scandalo con «Spring Breakers», dove protagoniste sono quattro ragazzine pronte a tutto pur di riuscire a pagarsi le vacanze: chissà che non sia sorprendentemente proprio questo il cavallo su cui scommettere per il prestigioso Leone d'Oro.

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