Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 17:33.

My24

Si intitolerà «Sulla strada», in omaggio al romanzo capolavoro di Jack Kerouac, il prossimo disco di inediti di Francesco De Gregori, la cui uscita è programmata per novembre. La notizia però non è tanto il fatto che il Menestrello di Monteverde pubblichi un album di inediti a quattro anni di distanza dal precedente «Per brevità chiamato artista», quanto piuttosto il suo sorprendente coming out: De Gregori confessa infatti di aver letto per la prima volta il testo fondamentale della Beat Generation soltanto due mesi fa.

Una scoperta «tardiva», insomma, di quella che per le migliori (e le peggiori) menti della sua generazione è stata l'opera della svolta, il libro dopo il quale si abbandonava giurisprudenza per lettere, ci si faceva crescere barba e capelli, si fondava una comune o s'andava a Lisbona sulla Due Cavalli. Il tutto sognando la California attraversata da Sal Paradise e Dean Moriarty. Un romanzo che, letto a 20 anni, è un capolavoro assoluto; a 30 appare già pretenziosetto e un tantino acerbo; a 40 grondante di giovanili furori. Ebbene «L'uomo che cammina sui pezzi di vetro» del cantautorato italiano lo ha letto a 61 e, a quanto pare, non gli è neanche dispiaciuto. «Anch'io pensavo fosse per sentimenti giovanili, – ha detto in un'intervista – invece credo di averne tratto il senso autentico del viaggio, della ricerca». Se lo dice Francesco, che è un ragazzo di buone letture, ci si può fidare.

Un'annata perfetta. Seppure non siete d'accordo, in quest'anno per lui così importante sarete disposti a sorvolare: il 2012 saluta infatti il quarantennale di «Theorius Campus», l'esordio discografico condiviso con l'amico (poi nemico) Antonello Venditti. Il prossimo saranno trascorsi 40 anni di «Alice non lo sa», sua prima uscita solista. Tra pochi giorni verrà festeggiato nientemeno che al Festival del Cinema di Venezia, dove Stefano Pistolini presenterà il documentario «Finestre rotte» che si preannuncia assai interessante. Vogliamo star qui a disquisire su quale sia l'età giusta per leggere Kerouac? Mettiamola così: per quanto non avesse aperto «Sulla strada», il giovane De Gregori attinse a piene mani da uno che da Kerouac aveva attinto a piene mani. Ossia un certo Bob Dylan.

Sua Bobbità e il giro dei Beat. Di dieci anni più vecchio di De Gregori, il Menestrello di Duluth l'influenza di zio Jack la sentiva eccome. Frequentavano amici comuni: il poeta Allen Ginsberg, per esempio, che appare pure nel geniale promo di «Subterranean Homesick Blues». Due brani di Dylan, poi, sono evidentemente ispirati al romanzo di Kerouac «Angeli della desolazione»: «Just like Tom Thomb's Blues» e «Desolation Row». E indovinate un po' quale giovane cantautore aiutò il grande Fabrizio De André a tradurre in italiano quest'ultimo brano nell'intensa «Via della Povertà»? Risposta esatta: proprio Francesco De Gregori.

Quando un libro suona bene. La verità è che pochi romanzieri al mondo hanno avuto la stessa influenza di Kerouac su chi fa musica. Gli omaggi all'autore de «I vagabondi del Dharma» non si contano a cominciare da «Like Young», uno swing di Ella Fitzgerald datato 1959 in cui la Signora del Jazz tesse le lodi di un hipster che «beve caffè al Cafe Expresso/ legge Kerouac» e fa sentire lei – donna all'epoca 42enne - «come giovane». Per quanto non proprio diretto, l'omaggio più celebre al romanziere statunitense è il boogie acido «On the road again» dei Canned Heat ma spicca anche l'orecchiabile «Modern Times» di Al Stewart in cui c'è una lei che lascia casa con il fatidico sacco in spalla e si mette in viaggio sulla Highway con i suoi «anelli e Kerouac». Omaggi parecchio espliciti quelli dei 10.000 Maniacs («Hey, Jack Kerouac») e del poeta-attore-cantautore Tom Waits, autore di «Jack and Neal», brano che rilegge l'amicizia tra il romanziere e Neil Cassady, fulcro dell'intero «Sulla strada». Più che un omaggio una citazione quella di Morrissey, leader degli Siths che attinge da «I vagabondi del Dharma» il titolo di uno dei suoi cavalli di battaglia di sempre: «Pretty girls make graves». Qualcosa come: le ragazze carine vanno in bianco. Potremmo continuare per ore, annoverando anche l'operazione «One fast move or I'm gone», documentario dedicato al Nostro con colonna sonora in cui Ben Gibbard e Jay Farrar hanno messo in musica le liriche di «Big Sur». Preferiamo fermarci ai raffinatissimi Belle and Sebastian di «Le Pastie de la Boureoisie»: «Non ti piacerebbe andare via?/ Kerouac ti fa cenno con le braccia aperte/ e strade aperte di eucalipti/ in direzione ovest». Molli tutto e finisci per seguirlo. A quanto pare, può capitare pure a 61 anni.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi