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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2012 alle ore 08:14.

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Il mondo descritto dalla teoria è quindi lontano da quello che ci è familiare. Non c'è più lo spazio che «contiene» il mondo e non c'è più il tempo «lungo il quale» avvengono gli eventi. Ci sono solo processi elementari dove quanti di spazio e materia interagiscono tra loro in continuazione. L'illusione dello spazio e del tempo continui attorno a noi è la visione sfocata di questo fitto pullulare di processi elementari. Così come un quieto e trasparente lago alpino è formato da una danza veloce di miriadi di minuscole molecole d'acqua.
Una delle conseguenze spettacolari della teoria, ben raccontata nel libro Prima del Big Bang. Storia completa dell'universo di Martin Bojowald, da poco tradotto in italiano da Bompiani, riguarda l'inizio dell'universo. Sappiamo ricostruire la storia del nostro mondo fino a un periodo iniziale in cui era piccolissimo. Ma prima? Le equazioni dei loop ci permettono di ricostruire la storia dell'universo ancora più all'indietro. Quello che troviamo è che, quando l'universo è estremamente compresso, la meccanica quantistica genera una spaventosa forza repulsiva, con il risultato che il Big Bang, la «grande esplosione», potrebbe essere stato in realtà un Big Bounce, un «grande rimbalzo»: il nostro mondo potrebbe essere nato da un universo precedente che stava contraendosi sotto il proprio peso, fino a schiacciarsi in uno spazio piccolissimo, per poi "rimbalzare" e ricominciare a espandersi, diventando l'universo in espansione che osserviamo attorno a noi. Il momento del rimbalzo, quando l'universo è compresso in un guscetto di noce, è il vero reame della gravità quantistica: spazio e tempo sono del tutto scomparsi, il mondo è dissolto in una pullulante nuvola di probabilità, che le equazioni riescono tuttavia ancora a descrivere.
Noi esseri umani siamo ossessionati da noi stessi. La maggior parte del nostro sapere non è che un rigirarsi dell'uomo attorno a sé, come fossimo la cosa più importante dell'universo. Credo che a me la fisica piaccia perché apre la finestra. Guarda altrove. Mi dà un senso di aria fresca che entri in una camera. Quello che vediamo al di là della finestra non fa che stupirci. Ci rendiamo conto che siamo pieni di pregiudizi e la nostra immagine intuitiva del mondo è parziale, parrocchiale, inadeguata. La Terra non è piatta, non è ferma. Se proviamo a mettere insieme quanto abbiamo imparato sul mondo fisico nel Novecento, gli indizi puntano a qualcosa di profondamente diverso dalle nostre idee istintive su materia, spazio e tempo. La gravità quantistica a loop è un tentativo di leggere questi indizi e guardare un po' più lontano.
Siamo sicuri di quello che troviamo? No, per ora non lo siamo. Uno dei passi più belli della storia della scienza è la pagina del Fedone di Platone dove Socrate spiega la forma della Terra. È il testo più antico che ci sia giunto che parli esplicitamente della Terra rotonda. Socrate sostiene che la Terra è una sfera e che ci sono grandi valli dove vivono gli uomini. Un po' di giusto e un po' di confusione. E aggiunge «non sono sicuro». È il riconoscimento chiaro dei limiti del sapere del suo tempo. È grazie a questo riconoscere i limiti del proprio sapere che abbiamo imparato così tanto sul mondo. Siamo sicuri di quello che oggi sospettiamo? No. Non lo siamo. Ma se non proviamo a capire, non capiremo mai.
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