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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 17:12.

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Un fotogramma del film "Lotus" di Liu ShuUn fotogramma del film "Lotus" di Liu Shu

Presenza quasi fissa nella competizione principale nell'era Müller, il cinema cinese nell'edizione targata Barbera ha trovato posto unicamente nel Fuori Concorso.
Una scelta che risulta più che giustificata alla luce dell'alto livello delle tante pellicole asiatiche proposte in laguna, prime su tutte «Pietà» di Kim Ki-duk e «Thy Womb» di Brillante Mendoza, in lizza per il Leone d'Oro.
Il nome più suggestivo tra i registi cinesi presenti al Lido è certamente quello di Wang Bing che, con la sua ultima fatica «Three Sisters», ha chiuso la sezione Orizzonti.

Frutto di una co-produzione con alcune case francesi, il film è un documentario in cui lo stile di vita dei contadini cinesi è visto attraverso lo sguardo delle piccole protagoniste: tre sorelle, tra i sei e i dieci anni, costrette a vivere da sole a 3200 metri d'altezza sull'altopiano dello Yunnan, nell'estremo sudovest del paese.
Nel 2010, Wang Bing aveva sconvolto la Mostra di Venezia con «The Ditch», ambientato nei campi di prigionia cinesi degli anni '50, che mostrava i soprusi e le umiliazioni subite da chi veniva considerato un oppositore del regime.

Dopo quest'unica parentesi nella finzione, il regista è tornato alla modalità narrativa che ha sempre caratterizzato i suoi lavori, ma con risultati ben diversi: in «Three Sisters» il forte impatto emotivo del suo titolo precedente risulta annacquato e si disperde negli eccessivi 153 minuti di durata.

Nel tentativo di costruire un dramma epico sulla sopravvivenza, Wang Bing inciampa in un documentario ridondante, incapace di sviluppare pienamente la riflessione esistenziale come avrebbe voluto.
In conclusione, un film rigoroso e curato, ma che non lascia il segno.
Ben più interessante è invece «Lotus», esordio della regista Liu Shu, presentato all'interno della Settimana della Critica.
Protagonista è Xiao He, una giovane insegnante anticonformista, che si allontana dal suo villaggio nel Nord della Cina per inseguire a Pechino il suo sogno d'indipendenza.

Anche nella capitale, nonostante la sua grande determinazione, sbatterà la testa contro l'ipocrisia di un mondo omologato e vittima di continue costrizioni burocratiche.
Opera di forte denuncia sociale, «Lotus» è un' importante riflessione sulla ricerca di una propria identità nel mondo contemporaneo, segnato dalla crisi economica e dal desiderio di affermarsi a qualsiasi costo.
Attraverso una regia solida e poetica al tempo stesso, accompagnata da soluzioni narrative mai banali, il film è una delle sorprese più belle di un festival che ne ha regalate davvero tante.

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