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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2012 alle ore 12:23.

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Jean-Pierre Améris adatta Victor Hugo: «L'homme qui rit» chiude la Mostra di Venezia 2012Jean-Pierre Améris adatta Victor Hugo: «L'homme qui rit» chiude la Mostra di Venezia 2012

Da Mohsin Hamid a Victor Hugo: se il film d'apertura della kermesse, «The Reluctant Fundamentalist» di Mira Nair, era tratto da un romanzo dell'autore pakistano, quello di chiusura è ispirato a uno dei testi più importanti del grande poeta e drammaturgo francese.

Si tratta di «L'homme qui rit», scritto da Hugo nel 1869 e oggi adattato da Jean-Pierre Améris, sia regista che sceneggiatore della pellicola, in una nuova versione per il grande schermo con Gérard Depardieu.

L'attore interpreta Ursus, un artista di strada che raccoglie nella sua roulotte due piccoli trovatelli: Gwynplaine, un ragazzino dal volto segnato da un'orribile cicatrice che lo costringe a un ghigno perenne, e Dea, una bambina non vedente. Con il passare degli anni, i tre riescono a sopravvivere, spostandosi di volta in volta, con lo spettacolo che hanno messo in piedi: protagonista assoluto è Gwynplaine, soprannominato "l'uomo che ride", che grazie al suo volto, bizzarro e inquietante al tempo stesso, ottiene un successo superiore a ogni previsione.

La più celebre trasposizione de «L'uomo che ride» è, indubbiamente, quella del 1928 diretta da Paul Leni con protagonista Conrad Veidt, ma alcuni cultori del cinema italiano ricorderanno anche la curiosa versione del 1966 di Sergio Corbucci, in cui la vicenda si svolgeva nell'Italia di Lucrezia Borgia.

Jean-Pierre Améris riprende sotto molti aspetti il film muto di Leni, aggiornandone l'apparato visivo e scenografico: in questo senso i riferimenti principali spaziano dalle opere più recenti di Tim Burton a «Balada triste de trompeta» di Alex de la Iglesia che, proprio a Venezia, nel 2010 vinse il Leone d'Argento.

Dal punto di vista narrativo, «L'homme qui rit», sconta diversi passaggi frettolosi e poco approfonditi, ma nell'insieme il lavoro di Améris stupisce positivamente, soprattutto perché rappresenta un grande passo in avanti nella carriera del regista rispetto al precedente, pessimo, «Emotivi anonimi».

Non manca comunque qualche caduta di stile, in particolare con l'avvicinarsi della conclusione, ma il film riesce a farsi perdonare grazie a diverse sequenze toccanti, degne delle pagine del capolavoro a cui si ispira, e alle interpretazioni di un cast in ottima forma: oltre al migliore Depardieu degli ultimi anni, da segnalare le performance dei giovani Marc-André Grondin e Christa Theret.

Curiosità finale: nei prossimi mesi uscirà nelle sale un'altra trasposizione di una delle principali opere di Hugo. Si tratta de «Les Misérables», che verrà diretto da Tom Hooper, regista de «Il discorso del re», con protagonisti Hugh Jackman, Russell Crowe e Anne Hathaway.

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