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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 13:19.

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Serve davvero coraggio a chi, qui in Italia, intende cimentarsi con il fumetto western. Questo è il Paese di Galep, di Bonelli padre e figlio, di Tex e Zagor, ma anche del grande Blek e di Capitan Miki. Complicatissimo sentirsi a proprio agio con un genere che ha questi ingombranti precedenti sul groppone. Coraggio non ne manca certo a Luca Dalisi, in arte Luk, graphic novelist napoletano classe 1969 già autore di «Silly Cowboy» (Le Nuvole, 2005) e «Refusenik» (Il Grifo, 2009), che non solo si rimette sul sentiero dei western (comics) all'Italiana ma prova addirittura a reinterpretare una tra le epopee più celebri e celebrate della frontiera selvaggia: la sfida all'ultimo sangue tra Billy the Kid e Pat Garrett, tra il fuorilegge irriducibile e inacciuffabile e il suo ex compagno di scorribande che «si vende» alla Legge e finisce per eliminarlo sfruttandone i ben noti punti deboli.

Esce infatti per Lavieri «La polvere dei miei stivali ovvero vita e morte di Pat Garrett, sceriffo & Billy the Kid, poeta» (euro 11, pp. 72), sua particolarissima «versione» dei fatti. Che non manca di omaggiare chi, prima di lui, ha trattato l'argomento: perché il duello finale tra i due pistoleri ha acceso la fantasia di registi come Sam Peckinpah, attori come Emilio Estevez, catanti come Bon Jovi e poeti come Bob Dylan. Il libro di Dalisi deve molto soprattutto a «Pat Garrett & Billy the Kid», il film di Peckinpah del '73 musicato e interpretato (seppure in una parte secondaria) dal Menestrello di Duluth. L'approccio alla vicenda è analogo: siamo alla fine dell'epopea western, chi ha i soldi (la società delle ferrovie) ha scommesso sulla civilizzazione della frontiera, chi non ce li ha e vive di espedienti (Billy e la sua banda) non si arrende all'idea che i tempi stiano cambiando e la prateria non rappresenti più campo di battaglia su cui accaparrarsi bottini a suon di salti alla diligenza. E allora va finire che chi ha i soldi si compra i servigi di un fuorilegge proprio con l'intento di far fuori il più bravo tra i fuorilegge. Se togli l'epica da duello al sole, a conti fatti ci vedi il futuro (e chi riesce ad adattarsi al nuovo) che si scontra con il passato (e chi resta fedele a sé stesso). Dalisi guarda a Peckinpah anche in cerca della stessa tensione lirica. Memorabile, in questo senso, la sequenza del fumetto che cita «Knockin' on the Heaven's door», ricalcata dal modello di riferimento.

In più il fumettista napoletano ci mette uno spirito naïve che poco ha a che spartire con le rappresentazioni del west a cui siamo abituati. Il tratto non è mai realistico, lo sviluppo della vicenda neanche pretende di esserlo, la parlata e i nomi dei personaggi meno che mai. Ci trovi cacciatori di taglie più buffi che spregiudicati, suore che pretendono di evangelizzare il mondo a revolverate, persino visioni lisergiche «stimolate» dal sole cocente. C'è molto dell'arte di Elzie Crisler Segar, della stravaganza di personaggi come Braccio di Ferro, Bruto e Poldo per come li si leggeva nelle edizioni italiane di diversi decenni fa. C'è una grande tensione umoristica, il finale però dev'essere amaro: non c'è mai spazio per i sognatori fuori tempo massimo. Figuriamoci nel selvaggio west.

Luca Dalisi
«La polvere dei miei stivali ovvero vita e morte di Pat Garrett, sceriffo & Billy the Kid, Poeta»
Lavieri
Euro 11
pp. 71

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