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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2012 alle ore 14:04.

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La coerenza, secondo qualcuno, nella vita è fondamentale. Deve averne da vendere Fabio Fazio: il «volto buono» della tv nazionale si accinge a condurre il terzo festival di Sanremo della sua carriera e per l'occasione sfodera un'edizione tutta all'insegna del buonismo. Almeno stando alle prime notizie che si apprendono: niente più eliminazioni dei cantanti in gara, partecipazione vietata ai concorrenti under 18 e probabile esclusione dei «prodotti» da talent show.

Che l'ideatore di «Che tempo che fa» avesse un approccio innovativo al format televisivo italiano per eccellenza era noto sin dalle edizioni del '99 e del 2000, quando s'inventò la co-conduzione del premio Nobel Renato Dulbecco e le incursioni di personaggi grandi e piccoli della storia recente: da Don Lurio a Michail Gorbaciov, da Dan Peterson a Edoardo Sanguineti. Stavolta, a quanto pare, le innovazioni riguarderanno prima di tutto il regolamento della kermesse canora.

Stop alle eliminazioni. Come già avveniva nelle edizioni della seconda metà degli anni Ottanta, tutti i cantanti in gara arriveranno sino alla fine. «Ho troppo rispetto per gli artisti», ha detto il presentatore motivando la scelta. In pratica dovremo sorbirci tutti e 14 i big in concorso sino alla serata finale, senza eliminazioni e «ripescaggi» forieri di pathos e ricavi (perché il televoto da cui dipendevano questi ultimi era rigorosamente a pagamento). Altra novità, il fatto che i cantanti parteciperanno con due brani: in ciascuna delle prime due serate si esibiranno sette big e ognuno presenterà due canzoni inedite. Al termine delle esibizioni, il pubblico da casa dovrà votare quale delle due canzoni preferisce e sarà quella a restare in gara. Dal giovedì, gli artisti si sfideranno con la canzone scelta dal pubblico. Per Fazio è un modo per offrire «la possibilità ai cantanti di rischiare qualcosa», scegliendo brani più vicini ai propri gusti che agli standard sanremesi. A voler pensar male, è anche un modo per fare rientrare dalla finestra il televoto (con i relativi ricavi) che era uscito dalla porta. A guardar bene anche in questo caso, più che di una innovazione, si tratta di un ritorno all'antico. Per dirne una: nella leggendaria prima edizione, datata 1951, la vincitrice Nilla Pizzi concorreva addirittura con dieci canzoni diverse…

I minorenni restino a casa. La novità che però ha fatto più discutere – siamo pur sempre nell'epoca di «Amici» e «X-Factor» - è l'esclusione dei minorenni: «Vadano a scuola», ha sentenziato Fazio in un accesso di benpensantismo. E subito s'è tirato dietro una pletora di «ebbravo» da addetti ai lavori vari e opinion leader. Tra questi Paolo Bonolis («Bene cambiare le regole dopo sette anni»), il presidente dell'osservatorio sui Minori Antonio Marziale e persino Mara Maionchi, che ai ragazzi canterini pure deve buona parte della sua ultima popolarità. Non è ancora chiaro, tuttavia, se ci sarà davvero l'esclusione dei fuoriusciti da talent show. C'è ragione di dubitarne: nelle ultime quattro edizioni della kermesse, si registrano tre vittorie di reality star. L'unica (felice) eccezione fu quella di Roberto Vecchioni, determinata da una temporanea variazione di regolamento che dava più peso alla giuria di qualità e meno al televoto. Dubitiamo che un format tutto sommato vecchio possa chiudere la porta in faccia al «genere» musical-televisivo più popolare della storia recente. E dubitiamo ancora di più che la direzione del Festival abbia il peso politico per rispondere «no, grazie» alle proposte delle case discografiche che, in questi anni, hanno arruolato soprattutto prodotti da talent.

La squadra. Dalle indiscrezioni circolate negli ultimi mesi, Fazio dovrebbe mantenere viva la «squadra» che gli ha assicurato più ascolti. Ossia la comica Luciana Littizzetto nel ruolo di guastatrice e lo scrittore anti-camorra Roberto Saviano in quello di moralizzatore. Scelta, quest'ultima, che vale come una garanzia sull'alto tasso di buonismo che il prodotto televisivo finale dovrebbe avere. Prepariamoci a una messa laica, insomma. E chissà se ci saranno i «guizzi» delle precedenti due edizioni faziane del Festival. Quando l'austerity era ancora lontana e Mamma Rai poteva ancora permettersi Bono Vox e the Edge a suonare tra il pubblico dell'Ariston. E a commuovere Mario Merola.

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