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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2012 alle ore 17:25.

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Non solo materie prime, il Brasile sta divenendo una miniera anche di collezionisti e artisti. Mentre apre la storica Biennale di Sao Paulo, a ricordare che il terreno è fertile ormai da tempo, la giovane fiera di Rio de Janeiro, ArtRio cresce e viene battezzata dai grandi nomi del circuito internazionale dell'arte, come Gagosian, David Zwirner, White Cube, Sonnabend e Hauser & Wirth.

In corso dal 13 al 16 settembre in quattro hangar nella zona di Porto Maua, la fiera conta già quasi 120 gallerie, di cui circa la metà straniere. "Abbiamo portato una grande varietà di artisti, ma soprattutto opere di qualità, e nomi classici del mercato internazionale" spiega Serena Catteno Adorno, direttrice italiana della sede parigina di Gagosian. In uno spazio di 120 metri quadri, l'impero fondato dal gallerista californiano parla di sè con opere da Pablo Picasso al giovane Dan Colen, passando per Andy Warhol. I prezzi, dai 10 mila ai 15 milioni di dollari, rispecchiano la varietà degli autori e quella dei collezionisti. In Brasile, spiega Cattaneo Adorno, "non circolano ancora molte opere provenienti dal mercato internazionale, a causa di una tassa di importazione del 43 per cento che ha favorito l'acquisto di opere di artisti brasiliani e creato delle lacune anche in molte collezioni pubbliche".

Fino a qualche anno fa, racconta, il mercato brasiliano rappresentava un "microclima", che ruotava principalmente intorno a propri artisti, soprattutto neo concreti, come Lygia Clark, Sergio Camargo e Amilcar de Castro, i quali hanno comunque quotazioni alte, paragonabili a quelle dei grandi nomi internazionali. D'altra parte le maggiori case d'asta, come Sotheby's e Christie's, hanno creato un dipartimento specifico per l'arte dell'America Latina, e in altre più rodate fiere sudamericane, come quelle di Sao Paulo e Buenos Aires, la presenza di gallerie straniere è molto limitata. Per favorire l'apertura del mercato, durante ArtRio la tassa d'importazione è stata abbassata più della metà, riportando per qualche giorno i prezzi delle opere straniere a una cifra competitiva.

Gagosian, che sta colonizzando il mercato mondiale con 11 sedi da New York a Hong Kong, non ha ancora espresso l'intenzione di espandersi a sud dell'equatore, ma come le altre gallerie internazionali alla fiera di Rio, ha scelto di esplorare il nuovo mercato in un momento in cui la scena artistica brasiliana è sotto i riflettori. Oltre all'apertura della Biennale di Sao Paulo, la più antica al mondo dopo quella di Venezia, inaugura infatti un nuovo ciclo di opere nel museo tropicale di Bernardo Paz, il magnate dell'industria mineraria, proprietario di Itaminas. Nella sua città, Inhotim, a 60 km da Belo Horizonte, ha creato il più visionario parco di sculture e installazioni al mondo. Paz, poco più che sessantenne, si è sposato per la sesta volta lo scorso autunno e non rilascia volentieri interviste. Dalla fine degli anni ottanta invita i più grandi artisti della scena brasiliana e internazionale a realizzare delle opere site specific nella foresta tropicale di sua proprietà, un impero verde da 2000 ettari dove un team di botanici seleziona e coltiva 3000 specie di piante diverse.

Da Ernesto Neto a Doug Aitken e Matthew Barney, un centinaio di artisti sono già stati chiamati a lasciare il segno a Inhotim, e dal 2004 il parco è aperto al pubblico. Nel 2011 si sono registrati 250 mila visitatori, e secondo il New York Times il collezionista avrebbe intenzione di costruire una serie di alberghi e infrastrutture per accogliere i turisti e finanziare il mantenimento del parco, che ogni anno assorbe dai 60 ai 70 milioni di dollari.
"Lo scenario dell'offerta culturale sta esplodendo come quello del mercato dell'arte - spiega Cattaneo Adorno - ma le basi erano già solide". Anche Maria Bonta de la Pezuela, vice presidente della casa d'aste Sotheby's in Brasile, ha insistito sulla natura dello scenario su cui si sta verificando il fenomeno. "I musei, le gallerie e le istituzioni del Paese hanno creato un background che non va dimenticato", ha detto. "I brasiliani hanno un gusto sofisticato e radicato.

Non voglio che passi l'idea che da un giorno all'altro hanno iniziato a collezionare, perchè non è così. Quello che è successo è che la classe media sta acquisendo maggior potere economico e si stanno crendo opportunità per nuove collezioni". Anche in Brasile possedere opere d'arte sta diventando uno status symbol, "è un pò come avere la seconda casa", spiega Bonta de la Pezuela, "è normale".

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