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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 19:17.

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Col titolo programmatico "All that we can do, tutto quello che noi possiamo fare", iniziano le danze del Romaeuropa. Con i grandi nomi della scena internazionale. Alcuni dei quali ritornano. Altri per la prima volta presenti al festival. Tra questi, dalla Nuova Zelanda, con la sua compagnia Mau, il coreografo maori Lemi Ponifasio che fonde danza, cerimonia, mitologia, evocazione, per il tema ambientalista del suo Birds with skymirrors: un viaggio carico di mistero, quasi un rituale antico con linee di movimento essenziali e raffinate ed al tempo stesso grido di dolore per la salvezza e protezione della nostra terra. Un altro viaggio nella propria terra di origine, per riscoprire memoria e identità, è il nuovo spettacolo di Akram Khan "Desh" (Patria), che inaugura il Festival. Ospite abituale di Romaeuropa fin dal 2002, il coreografo anglo-pakistano, danzatore di grande eleganza e bravura, qui si dimostra anche un brillante storyteller trasformandosi in persone diverse, e trascolorando con disinvoltura dall'ironico al tragico attorno ad una luminescente scultura del visual designer Tim Yip.

Con due spettacoli, "30th anniversary program" e "Story/Time", Bill T. Jones, altro ospite storico del Festival, torna per festeggiare il trentennale della sua compagnia fondata con Arnie Zane. Jones ha dimostrato come la danza possa affrontare temi politici, sociali, antropologici, spaziando dalla sessualità all'amore, dalla violenza alla ricerca di libertà. La nuova creazione "Story/Time", ispirata a "Indeterminacy" di John Cage, è un mélange di storie per lo più autobiografiche, che variano ad ogni replica. Della durata di un minuto, sono lette dallo stesso Jones mentre i danzatori gli agiscono attorno con una danza immaginifica. Questa coreografia fa parte del focus che Romaeuropa dedica a John Cage in occasione di un triplo anniversario: 100 anni dalla nascita, 20 dalla morte, 60 dalla sua partitura più celebre "–4'33''–". La personalità del compositore statunitense ha stimolato la nuova creazione del coreografo portoghese Rui Horta "Danza preparata": una riflessione sulla filosofia di Cage, sulla musica, sulla danza, sulla vita.

Ispirata a Cage è anche la nuova creazione "" di Francesca Pennini e Collettivo Cinetico, presente nell'ambito della rassegna sulla nuova coreografia italiana "DNA-danza nazionale autoriale", con performance di altri giovani coreografi, quali Riccardo Buscarini, Giorgia Nardin, Daniele Ninarello, Annalì Rainoldi, Alessandro Sciarroni, Francesca B. Vista, Moritz Zavan.

Dall'Europa, fra i ritorni, le tedesche Sasha Waltz e Constanza Macras con due creazioni che affrontano i riti della vita quotidiana. Epicentro di "Travelogue I – Twenty to Eight" – coreografia del 1993 che impose Waltz quale astro nascente del nuovo teatro-danza tedesco - è una cucina dove s'incontrano cinque persone: luogo che funge da specchio di rituali, abitudini e comportamenti quotidiani che esploderanno in una poderosa baraonda finale.

Provocazione, fisicità, humor, sono gli ingredienti di "Here/After" coi quali Macras, coreografa argentina di formazione cosmopolita installata a Berlino, affronta il tema dell'agorafobia. Riappare, a distanza di vent'anni, la compagnia israeliana Batsheva Dance Company di Ohad Naharin, con un doppio programma: la nuova versione di "Deca Dance 2012" - una specie di best of autoriale - e la creazione più recente Sadeh 21.

Da tempo assente a Romaeuropa, la danza spagnola ritorna con Daniel Abreu. Il suo "Animal", che tratta il rapporto con la natura più animale, istintuale e sensibile, assieme a Stocos, di Pablo Palacio e Muriel Romero, compone un dittico articolato attorno a poli di ricerca molto distanti: più narrativo e teatrale Abreu, più formale e legato al rapporto tra gesto e suono il progetto di Palacio e Romero.

Dall'Italia, nuovamente Virgilio Sieni col suo ultimo lavoro, De Anima, titolo che rimanda al trattato filosofico di Aristotele, ma vive di una suggestiva ricerca visiva sensibile a saltimbanchi e Arlecchini di Picasso.

"All that we can do", Romaeuropa Festival: Teatro Argentina, Eliseo, Auditorium Conciliazione, Palladium, e altri luoghi. Dal 26 settembre al 25 novembre.
www.romaeuropa.net

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