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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2012 alle ore 08:22.

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Tutto cominciò, alcuni decenni fa, nel midwest della pigra provincia italiana, con due piccole rivoluzioni, compiutamente – e insospettabilmente – glocal. I loro nomi? «Cittadellarte», invenzione biellese di Michelangelo Pistoletto e «Fabrica», creata da Oliviero Toscani (che successivamente ha fondato a sua immagine, nel Parco di San Rossore a Pisa, il Centro di comunicazione culturale e sociale integrata la «Sterpaia»). C'è voluto tempo, ma questi Luoghi di eccellenza, insolitamente visionari e nati per produrre cultura, hanno asfaltato la strada che ha portato gli stessi musei a mutare codice, trasformandone alcuni in centri culturali contemporanei. Di questi temi si parlerà giovedì prossimo a Torino in una giornata dedicata allo «Human Software», organizzata dalla Società consortile Ogr-Crt nell'ambito della Social Media Week. E ora, nell'Italia in crisi di identità e sostenibilità, anche sociale, la provincia italiana comincia a mostrare una straordinaria capacità di raccogliere, e accogliere, le identità liquide che compongono la società in cui viviamo, non più (non solo) fatta di scambio di merci, ma di conoscenza ed esperienze. Queste nuove piccole agorà indipendenti, in cui nascono le idee del nostro stesso futuro, meritano almeno una visita, anche casuale. Anche se non siete giovani creativi in cerca di un porto più o meno sicuro da cui partire. E non si tratta qui di semplici centri in cui inebriarsi di visioni d'arte. Questi, sono i nuovi centri sociali del nostro Paese, naturalmente molto lontani dall'immaginario Tascheles (seratine techno, ratti squatter) berlinese ma anche dagli italici circoli sottoscala anni Settanta al profumo di barbera (o bianco dei Castelli) e sigarette. Sono gestiti da under 30 e sono luoghi fieramente indipendenti, eco-friendly e decisamente belli da vedere.
A Pistoia, un gruppo di giovani autrici teatrali ha immaginato, nel 2009, uno spazio minoritario ibrido. Dove si impara a recitare, scrivere, costruire marionette. Lo hanno chiamato «Il Funaro», sempre in bilico, costretto a guardare avanti per non cadere. Il suo cuore è la Scuola dei sensi diretta da Enrique Vargas, regista sciamano colombiano, una sorta di Jodorowski del gesto. A giugno era arrivato in questo curatissimo open space della provincia italiana anche lo scrittore Daniel Pennac, in veste di drammaturgo, ad allestire lo spettacolo Il 6? Continente che debutterà il 16 ottobre prossimo al Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi. E tornerà in autunno (14-16 dicembre) con una lettura, in anteprima, del suo nuovo libro.
Spostandosi di qualche chilometro, nel cuore di Firenze, il gastrofilosofo e scrittore Fabio Picchi anima il teatro del sale con il ristorante Cibrèo, spazio assolutamente non convenzionale (non si mangia a teatro, si mangia nel teatro). Il cibo servito come performance, come esperienza live. Quello inteso come cura e memoria è invece alla base di due minuscole Case (non "Musei", proprio Case) nelle alpi valdostane, «Maison Bruil» (il Museo dell'alimentazione alpina) a Introd e la «Maison des Anciens Remèdes» a Jovencan, progettate da giovani spremuti a dovere grazie a programmi europei e regionali, qualche centinaio di metri quadrati in tutto in cui l'innovazione incontra la memoria attraverso percorsi sensoriali, laboratori su erbe spontanee e piante officinali, merende alternative per i bambini. Altrove, sul Lungomare Capo Peloro a Messina, altri giovani, riuniti nel collettivo «Quasivive» hanno ripulito dall'immondizia i capannoni dell'ex-cantiere navale Sea-Flight per farne il primo mattone di un centro culturale en plein air per musica, teatro ed esperienze artistiche. Con uno slogan ideale, «la bellezza non può attendere». L'Italia del progetto sbarca anche a Parigi (Metro République), con la nuova boutique Ethicando, contemporaneamente concept store, cooperativa sociale e pensatoio a vocazione transfrontaliera.
Ma i nuovi centri sociali dell'Italia in crisi sono anche immateriali. Collettivi, questa volta aziendali, aperti e visitabili. Due esempi? L'«H-farm» di Ca' Tron a Treviso, meravigliosa tenuta dall'aspetto di un eco-resort extra lusso, in realtà incubatore di start-up a elevato potenziale innovativo e tecnologico. E poi, il «Think and Tank Do» del network internazionale The Hub, altro incubatore di esperienze ad alto impatto sociale e ambientale, cresciuto da noi grazie alla passione dell'ingegnere culturale italo-londinese Alberto Masetti-Zannini, composto da piccoli open space aperti a chiunque voglia progettare e creare qualcosa di nuovo. Ecco dove nascono, dall'immondizia, dalla strada o da uno qualsiasi degli angoli dimenticati del terzo paesaggio italiano, i nuovi gioielli da cui ricominciare.
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