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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2012 alle ore 17:41.

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La notte in cui «Homeland» tolse la corona a «Mad Men»: si può così riassumere la 64ª cerimonia degli Emmy Awards, avvenuta al Nokia Theater di Los Angeles, che verrà ricordata per il trionfo della serie creata da Gideon Raff, Howard Gordon e Alex Gansa.

Già vincitrice agli ultimi Golden Globe, «Homeland» bissa il successo aggiudicandosi l'Emmy come miglior serie drammatica, ricevendo lo scettro da «Mad Men», la grande sconfitta della serata, che aveva spopolato nelle ultime quattro edizioni.

Incentrata attorno a una particolare "caccia alla spia", come evidenzia il sottotitolo della versione italiana, «Homeland» vede protagonista un'agente della Cia, Carrie Mathison, decisa a svelare la vera identità di Nicholas Brody, un reduce di guerra considerato un eroe nazionale, ma sospettato dai servizi segreti di voler organizzare un attacco terroristico negli Stati Uniti. Oltre al premio principale, la serie ha vinto altre cinque statuette tra cui svettano quelle per il miglior attore (Damian Lewis) e la migliore attrice protagonista (Claire Danes).

Sempre nella categoria drammatica, i riconoscimenti agli interpreti secondari sono andati a Aaron Paul, per «Breaking Bad», e all'eterna Maggie Smith per la sua toccante performance in «Downtown Abbey».
Come miglior serie comedy, «Modern Family» si è aggiudicata l'Emmy per il terzo anno consecutivo: ideata da Steven Lavitan e Christopher Lloyd, la storia ruota attorno a tre distinti nuclei familiari capeggiati da un unico patriarca. Premiati, come non protagonisti, anche i bravi Eric Stonestreet e Julie Bowen.

Jon Cryer di «Due uomini e mezzo» ha vinto come miglior attore comico, mentre Julia Louis-Dreyfus è stata scelta come miglior attrice grazie al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti in «Veep».
All'interno di un palmarès dai risvolti altamente politici, l'Emmy al miglior film per la tv è andato a «Game Change» che ripercorre la campagna presidenziale del 2008 di John McCain e Sarah Palin. Diretto da Jay Roach, autore di diversi lungometraggi per il grande schermo come «Ti presento i miei» o «Candidato a sorpresa», «Game Change» ha il suo maggiore pregio nella straordinaria performance di Julianne Moore, nei panni della Palin, che le è valsa il premio come miglior attrice per un film tv.

Il medesimo riconoscimento al miglior attore è stato invece attribuito a Kevin Costner per «Hatfields & McCoys», mini-serie ambientata negli anni della guerra civile.

Importante anche l'affermazione di «Boardwalk Empire», serie di culto prodotta da Martin Scorsese e ambientata nell'Atlantic City degli anni '20 e '30, che ha tolto a «Homeland» la statuetta per la miglior regia in una serie drammatica grazie al lavoro di Tim Van Patten nell'episodio intitolato «To the Lost».

Infine, da segnalare la standing ovation dedicata nel corso della serata a Michael J.Fox, l'attore protagonista della saga di «Ritorno al futuro», che, a ventun anni di distanza dal momento in cui gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson, tornerà in televisione nell'autunno 2013 con un telefilm, trasmesso dalla Nbc, ispirato alla sua vita personale e alla sua malattia.

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