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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 08:14.
Serge Latouche, prolifico intellettuale d'Oltralpe, pubblica questo ultimo agile volume intitolato Limite. Latouche è un radical dai toni pacati, cui si attribuisce la paternità di concetti fantasiosi come «decrescita serena» e «abbondanza frugale». Limite rientra in questa storia di ossimorica sostenibilità. Latouche contrappone globalizzazione e capitalismo alla condizione umana che è sempre «inscritta dentro dei limiti». Nessuno sa bene dove e come questi limiti siano. Quelli che Latouche ha in mente, sono geografici, politici, culturali, ecologici, economici, epistemici e morali. La visione che li unifica è reazionaria in senso tecnico: bisogna conservare il legame con la propria terra, il proprio setting istituzionale, la propria cultura, la propria condizione economico-sociale, la conoscenza del momento, i pregiudizi morali. In questo appello alla tradizione non c'è nulla di male. Il problema nasce quando l'affidarsi alla tradizione non funziona. Come devo comportarmi se la mia terra è arida, se la politica è crudele e vessatoria, se la mia cultura prevede l'omicidio delle neonate femmine, e via di seguito? Non c'è risposta in Latouche a queste domande. Se non un rituale attacco al perverso capitalismo. Queste cose le diceva e in maniera più sofisticata Marcuse una cinquantina di anni fa. Ma il punto non è questo. Sicuramente un limite, a cominciare da quello ecologico, esiste. Ma che la cosa più interessante consiste nel fare proprio l'operazione che Latouche non vuol fare: suggerire quando abbandonare il passato e la tradizione e quando invece ripararci in esso. Latouche incorre anche in qualche incidente di percorso, come far coincidere scienza e tecnica, oppure di citare il teorema di Godel per sostenere il pluralismo delle culture. Ma il difetto principale consiste nel fatto che pur accettando che «la nostra sovrascrescita economica si scontra con i limiti della biosfera», non possiamo accettare la mistica del come eravamo. Avremmo bisogno di una teoria complessa che ci dica dove crescere e dove non farlo. Nulla del genere in questo pur godibile libriccino, in cui reazione e rivoluzione si alleano per combattere il progressismo illuminista.
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Serge Latouche, Limite, Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 112, € 9,00