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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 10:43.

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Sin dai tempi della lanterna magica, avere un tema musicale forte è indispensabile per chiunque produca serial cinematografici. Perché possono passare gli anni, cambiare gli interpreti e cambiare mestiere i registi, ma soltanto le note riescono ad assicurarti quella continuità di concept indispensabile affinché una saga riesca credibile. L'assunto vale alla perfezione per i ventitré film di 007 che, in cinquant'anni di storia, si sono avvalsi dei servigi di nove consumatissimi compositori. Che, in barba a formazione ed esperienze diverse, per amore della Spia più famosa del mondo si sono sforzati di parlare la stessa lingua.

Il tema di Norman. Il suo nome è Bond, James Bond. Soprattutto grazie al tema orchestrale composto da Monty Norman e arrangiato da John Barry per «Licenza di uccidere», il primo capitolo dell'epopea. Una sezione di fiati crea attesa fino a che entra una chitarra semiacustica imbottita di tremolo in perfetto stile surf che fa da voce principale. L'incantesimo dura meno di due minuti ma ci trasmette un immaginario di smoking da indossare al casinò, Aston Martin da guidare a 200 all'ora, Martini on the rocks e donne mozzafiato. Chiudi gli occhi e vedi l'ombra di Bond sfilare, pistola in pugno, nel mirino di chissà quale franco tiratore, per poi girarsi di scatto e avere la meglio. È apparso a vario titolo in sette film della saga. E ha avuto un successo notevole a prescindere dallo stesso 007: basti pensare che se ne contano più di 70 versioni tra cui quelle di Count Basie e Moby.

Il marchio di Barry. Il compositore che più di ogni altro ha legato il suo nome alla saga è però lo stesso John Barry che, dal secondo capitolo, soppianterà il collega Norman e metterà la firma sulla colonna sonora di dieci episodi. Sua la strombazzante e sinuosa «James Bond is back» di «Dalla Russia con amore» come i temi portanti delle successive cinque avventure di 007. Assisterà alla incompresa apparizione di George Lazenby («Al servizio segreto di Sua Maestà») e lascerà la mano con l'arrivo di Roger Moore. Lo richiameranno per «L'uomo dalla pistola d'oro» e più tardi, negli anni Ottanta, quando si tratterà di rivitalizzare un filone che ormai sembrava in crisi. Con l'eleganza inconfondibile del suo tocco e la capacità di indugiare sui semitoni per creare suspense, rappresentava una garanzia.

Maestri di prestigio. La saga di 007 è stata comunque molto spesso punto d'arrivo per numerosi compositori divenuti celebri in tutt'altre circostanze. Vedi alla voce George Martin: il leggendario produttore dei Beatles nel '73 si vede affidare il tema di «Vivi e lascia morire», primo episodio interpretato da Moore. Svolge bene il compito ma, subito dopo, preferisce mettersi a fare altro. Nel '77, per «La spia che mi amò», arriva Marvin Hamlisch che quattro anni prima si era distinto con il tema de «La stangata». Dopo il successo di «Rocky», Bill Conti viene chiamato a firmare «Solo per i tuoi occhi», mentre il francese Éric Serra («GoldenEye») arriverà sulla scorta degli apprezzamenti ottenuti dalle colonne sonore realizzate per i film di Luc Besson. Gli ultimi cinque capitoli portano la firma di David Arnold, uno che ha fatto tanta gavetta tra Tv (ricordate «Stargate»?) e blockbuster vari («Indipendence Day» e «Godzilla»), mentre «Skyfall» di prossima uscita è opera dell'americano Thomas Newman, dieci volte in nomination per l'Oscar.

Le canzoni, da McCartney a Madonna. Ma musica, quando si parla dei film di 007, significa anche canzoni. Pezzi capaci di sottolineare i momenti più caldi del plot. Con interpreti spesso e volentieri d'eccezione: la gallese Shirley Bassey sin dagli anni Sessanta lega il suo nome al filone. Canterà «Goldfinger», probabilmente la più bella tra le canzoni di Bond, ma anche «Diamonds are forever» e «Moonraker». L'ex Beatle Paul McCartney si scomoda per far compagnia al suo vecchio produttore George Martin e compone quel piccolo capolavoro di «Live and let die». Ci scappano pure i Duran Duran (non male la loro «A view to a kill» per l'improponibile «Bersaglio mobile»), Tina Turner («GoldenEye») e Madonna («Die another day»).

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