Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2012 alle ore 08:20.

My24

Uno degli eventi speciali delle Giornate del Cinema Muto (fino al 13 ottobre a Pordenone www.cinetecadelfriuli.org) di quest'anno è la prima mondiale della copia restaurata di uno degli spettacoli più memorabili del l'Esposizione Universale di Parigi del 1900. L'Esposizione fu una fiera internazionale straordinaria che celebrò le conquiste del 19° secolo e anticipò i prodigi del 20°. Il pubblico, estasiato, vide il trionfo del Art Nouveau, e restò incantato di fronte al motore Diesel, le scale mobili, i tapis roulant, la Campbell Soup - e i film sonori.
Questi ultimi vennero proiettati in un piccolo padiglione elegante, contrassegnato da un'insegna e manifesti raffinati che dicevano «Phono-Cinéma-Théâtre». L'idea – concepita dall'attrice Marguerite Vrignault e prodotta da Paul Decauville – era presentare in un film i più grandi artisti dei palcoscenici francesi della Belle Époque. La stessa Sarah Bernhardt, indiscussa regina del teatro francese, fu convinta a partecipare, a fianco di altri colleghi attori, a stelle leggendarie della danza, dell'operetta, del circo, del varietà e del café-chantant. Il Phono-Cinéma-Théâtre offrì uno sguardo d'insieme senza precedenti sui palcoscenici francesi di un'epoca splendida.
Per quanto la tecnica cinematografica esistesse da appena cinque anni, e i film fossero girati in un format inusuale, destinato a durare poco, la fotografia era eccellente, con immagini nitide e luminose. La cinepresa fissa è una testimonianza molto fedele di come gli artisti sarebbero apparsi sul palcoscenico, filmati in sequenze di 2-4 minuti. La parte vocale – opere, operette e scanzonate melodie da varietà – veniva registrata su cilindri di cera. La tecnica consisteva innanzitutto nel registrare sui cilindri, e poi girare il film con il cantante che mimava la sua voce. Quando si mostrava il film al pubblico, il proiezionista paziente doveva far scorrere la pellicola in perfetta sincronia con le immagini sullo schermo.
In origine, ogni spettacolo prevedeva circa dieci film. Nel corso della proiezione c'era la musica dal vivo, eseguita da un piccolo ensemble, che non soltanto si accordava con i movimenti di mimi e ballerini, ma forniva anche l'accompagnamento strumentale ai cantanti. Quindi, non si trattava solamente dei primi film sonori mostrati in pubblico, ma di uno spettacolo audiovisivo di notevole complessità. La ricerca per risalire alla musica originale che accompagnava quegli spettacoli è stata condotta dal pianista delle Giornate, John Sweeney, con un lavoro durato diversi mesi. Il risultato di tale ricerca sarà reso pubblico con lo spettacolo del 11 ottobre.
Il Phono-Cinéma-Théâtre ebbe vita breve. Una volta conclusa l'Esposizione, lo spettacolo andò in tour in alcune città estere, ma l'apparecchiatura tecnica era difficile da trasportare, così dopo uno o due anni, non se ne fece più niente. Da quanto risulta, nessuno si preoccupò di conservare quei film e, per oltre un secolo, si è creduto che fossero andati persi, anche se cinque o sei riemersero per venire proiettati in un documentario degli anni Trenta. Tuttavia, nel 2011, in seguito ad alcune scoperte all'interno delle proprie collezioni, i Gaumont-Pathé Archives e la Cinémathèque française hanno deciso di avviare un progetto di ricerca e di restauro.
Grazie alla collaborazione di alcuni collezionisti e di alcuni ricercatori, sono stati ritrovati 34 film dei 40 circa che costituivano il repertorio originale, oltre a otto degli undici dischi che accompagnavano la parte vocale. Alcune pellicole derivano dai negativi originali e sono in perfette condizioni. Altre sono state colorate a mano con grande raffinatezza. Il restauro si è svolto nei laboratori de L'immagine ritrovata di Bologna, a cui è seguito un accurato intervento digitale sul restauro e sulla sincronizzazione del sonoro. Nonostante ciò, lo spettacolo non viene presentato alle Giornate come un fenomeno tecnico d'altri tempi, ma piuttosto come era inteso in origine – uno spettacolo emozionante gremito di star di 112 anni fa.
Coquelin interpreta Cyrano de Bergerac, personaggio che aveva creato soltanto tre anni prima. Nella lunga lista di artisti compaiono i più grandi divi della compagnia di ballo dell'Opéra - Zambelli, Mauri, Chasles - e icone del varietà, come Little Tich e l'irresistibile Brunin en travesti. Si vede che la leggendaria Cleo de Mérode non era semplicemente una bellezza da cartolina e una cortigiana reale, ma una ballerina dalla tecnica prodigiosa. Il pubblico di Pordenone farà un viaggio a ritroso nel tempo non appena le figure mitiche dei celebri manifesti della Belle Epoque torneranno, per incanto, ad animarsi sullo schermo.
Traduzione di Marta Matteini
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi