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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2012 alle ore 15:57.

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Per quanto riguarda i debiti del dopoguerra, valutati inizialmente tra i 15 e i 16 miliardi di marchi, anch'essi vengono abbassati a 7 miliardi, il che significa una riduzione del debito di oltre la metà. Verranno pagati in rate annuali di poco più di 200 milioni, che si aggiungono a quei 340 milioni all'anno per i prestiti ricevuti prima della guerra. Grazie allo sviluppo economico della Repubblica federale tedesca negli Anni 50, quegli importi possono essere pagati con facilità. La rata annuale di mezzo miliardo di marchi, versata dalla Germania nel 1953, corrisponde a circa il 4% del totale delle esportazioni tedesche. Gli ultimi prestiti di Dawes sono stati rimborsati per intero nel 1969, quelli di Young nel 1980.
La questione del saldo del debito tedesco non è ancora chiusa. La Repubblica federale tedesca non si riteneva responsabile dell'intera somma dovuta dal Reich. Ma una clausola, detta di «riunificazione», garantiva il rimborso degli interessi supplementari nel caso in cui le due parti del Paese si fossero riunificate. Gli ultimi pagamenti relativi a quegli interessi sono stati versati nel 2010.
Al termine della conferenza di Londra, la Repubblica federale è così riuscita a dividere a metà l'onere del debito, dietro approvazione dei suoi creditori. Partendo da un totale iniziale di 30 miliardi di marchi, i debiti tedeschi precedenti e successivi alla guerra vengono abbassati a meno di 14 miliardi, riassume la storica Ursula Rombeck-Jaschinski, autrice di un'opera consacrata a questo tema, pubblicata nel 2005.
Questo sconto, di una consistenza inusuale nell'Europa del XX secolo, è definito nell'accordo firmato il 27 febbraio 1953 a Londra tra la Repubblica federale tedesca e 21 Paesi che hanno partecipato ai negoziati. Oltre agli Stati Uniti, vi sono la maggioranza delle nazioni europee e anche la Svizzera. L'accordo, che sarà ratificato con una legge il 24 agosto dello stesso anno, sarà riconosciuto da una dozzina di altri Paesi, tra cui Israele nel 1955.
Come ha potuto la Repubblica federale tedesca ottenere condizioni così favorevoli? La risposta dipende, in parte, da un ragionamento di Konrad Adenauer e del suo consigliere economico: non bisogna far correre rischi al nascente «miracolo economico» della giovane Repubblica, una posizione che fa presa sugli americani. Inoltre, gli Stati Uniti vogliono poter contare sulla Repubblica federale tedesca, non soltanto in quanto cliente, ma anche e soprattutto in quanto baluardo contro il blocco comunista. Infine, un ruolo determinante l'hanno avuto anche le doti di negoziatore di Hermann Josef Abs, che ha fatto parte di una trentina di consigli di amministrazione aziendali e che finirà a capo della Deutsche Bank negli anni 60. Il banchiere, che i suoi contemporanei descrivono come vanitoso e ossessionato dai dettagli, parlava correntemente diverse lingue, tra cui il francese, l'inglese e l'olandese. A questo, si aggiunge un sano pragmatismo nel corso dei negoziati.
In un lungo articolo pubblicato nel 1959, in cui egli torna a parlare della fase che ha preceduto l'accordo di Londra, colpisce il fatto che Hermann Josef Abs ragioni più da contabile che da politico. Questo atteggiamento, così come la distanza che ha mantenuto dal regime nazista durante la guerra, ritenuta sufficiente dagli Alleati, aumentano la sua credibilità. Poco importa se aveva fatto parte anche di consigli di amministrazioni di diverse aziende che avevano utilizzato prigionieri di guerra.
La riduzione di questo debito potrebbe diventare un modello a cui ispirarsi nella crisi attuale? Va ricordato che l'accordo di Londra, poco conosciuto dal grande pubblico, ha la particolarità di fare parlare di sé in ogni crisi importante relativa all'indebitamento. A metà anni 80, questo accordo è stato spesso citato come esempio da chi sosteneva la cancellazione di gran parte del debito dei Paesi in via di sviluppo. La Germania, si sottolineava, dal 1953 in poi non ha mai dovuto rimborsare più del 5% del valore delle esportazioni, mentre molti Paesi del Terzo mondo hanno dovuto versare oltre il 20 per cento. In tempi più recenti, l'aggravarsi del debito in Grecia e Spagna ha di nuovo portato alla ribalta questo accordo. La riduzione del debito concessa alla Germania ha favorito un rapido decollo del Paese, sostengono in molti. Ma esiste anche un'altra questione, meno prevedibile: nel 1946, la Germania era stata condannata a versare 7 miliardi di dollari alla Grecia come riparazione per averla occupata dal 1941 al 1944, un importo non regolamentato dall'accordo di Londra. Tuttavia, avendo accettato la riunificazione della Repubblica federale tedesca e della Repubblica democratica tedesca nell'ambito del Trattato di Mosca, la Grecia non ha più la possibilità di esigere alcuna indennità, ha ribadito la Germania per tutta risposta.
Secondo un'interpellanza depositata al Parlamento europeo nel mese di febbraio dal deputato Daniel Cohn-Bendit, questo debito oggi varrebbe oltre 80 miliardi di euro, se si tiene conto degli interessi maturati. Questa somma permetterebbe alla Grecia di rimborsare una parte del debito che il Paese deve all'Unione europea.
Per quanto siano piuttosto scarse le possibilità che la Grecia l'abbia vinta a questo riguardo, quest'ultimo atto dimostra che, in materia di debito, la storia non vede mai la parola fine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato su «Le temps»
il 28 luglio 2012

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