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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2012 alle ore 08:24.

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Cambiamenti in vista per la geografia politica dell'Europa? Non sono da escludere dopo l'annuncio di due referendum "per l'indipendenza" in Scozia e in Catalogna. Dopo la fine della Guerra fredda il fenomeno dello smembramento degli Stati e delle secessioni aveva riguardato soprattutto i Paesi dell'ex blocco socialista, come l'Unione Sovietica, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia.

Uno dei principali esempi del Novecento al di fuori del vecchio Continente fu invece la divisione dell'India nel 1947, che nella storiografia anglosassone è comunemente nota come la "Partition": i britannici, per quanto riluttanti, acconsentirono a dividere e ad abbandonare l'India per scongiurare la guerra civile. Ma la nascita del Pakistan coincise con l'intensificazione della violenza che aveva dilaniato l'India settentrionale nell'ultimo anno di presenza coloniale, come ricostruisce nei dettagli il libro di Ian Talbot e Gurharpal Singh "La spartizione", ora pubblicato in italiano da Il Mulino.

In Europa dopo la caduta del muro di Berlino ci fu anche la riunificazione tedesca, un evento che fino alla vigilia del fatidico 9 novembre 1989 nessuno dei leader mondiali pensava potesse accadere. E forse nemmeno voleva. Non molti anni prima, infatti, l'Atto finale della conferenza di Helsinki, firmato il 1° agosto 1975 a suggello del processo di distensione in Europa e paragonato per importanza al Congresso di Vienna del 1815, aveva confermato lo status quo postbellico e la divisione delle due Germanie, Est e Ovest.

Gli scozzesi entro il 2014 voteranno sul referendum per decidere la loro indipendenza dalla Gran Bretagna. Il premier britannico David Cameron e leader scozzese indipendentista Alex Salmond hanno raggiunto l'intesa dopo lunghe trattative il 15 ottobre nella cosiddetta Casa di St. Andrews, sede del governo autonomo scozzese. Agli elettori verrà chiesto se vogliono che la Scozia rimanga dentro il Regno Unito. Scozia e Inghilterra condividono la monarchia dal 1603 e hanno lo stesso Parlamento dal 1707. Dai più recenti sondaggi emerge comunque che non più del 30-40% dei discendenti di Braveheart vorrebbe rompere con la Gran Bretagna.

Invece è sempre più braccio di ferro fra il governatore catalano Artur Mas e il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy. Nell'ultima intervista televisiva Mas ha detto che intende «internazionalizzare il conflitto» se sarà impedito alla Catalogna di celebrare un referendum sulla sovranità nazionale, aggiungendo che ricorrerà «a Bruxelles e ai tribunali europei», se la Corte costituzionale spagnola dichiarerà incostituzionale il referendum.

Dopo il rifiuto di Madrid a trattare con lui un "Patto fiscale", all'indomani della grande manifestazione indipendentista per la festa nazionale catalana dello scorso 11 settembre, Artur Mas ha convocato elezioni anticipate per il 25 novembre. E ha ribadito che, se sarà rieletto, intende «negoziare il referendum o la consultazione» con il governo di Rajoy; in caso di rifiuto, il Parlamento regionale varerà una legge per convocare ugualmente i catalani alle urne. Prudente al momento l'Unione Europea: la secessione della Scozia dalla Gran Bretagna, come quella della Catalogna dalla Spagna o delle Fiandre dal Belgio (di cui anche si parla da tempo), secondo una portavoce Ue, sono per ora solo «questioni ipotetiche» su cui la Commissione «non intende pronunciarsi».

Per tornare al libro di Talbot e Singh sulla spartizione dell'India britannica, nell'agosto del 1947 con la proclamazione dell'indipendenza, vennero creati due stati differenti, distinti su base religiosa: l'India e il musulmano Pakistan. La "Partition" generò un'imponente migrazione: sikh e indù lasciarono le regioni attribuite al Pakistan e i musulmani emigrarono da quelle indiane. Fu un evento gigantesco e tragico che coinvolse 15 milioni di persone e generò massacri e violenze. Il bilancio dei morti è ancora oggi oggetto di controversie, con cifre che oscillano tra i 200mila e i 2 milioni. E fu l'origine di una tensione fra i due Stati, che nel 1971 vide la sanguinosissima guerra da cui nacque il Bangladesh.

«A oltre sessant'anni di distanza – concludono i due autori – India e Pakistan sono più popolosi, prosperi e potenti di quanto si potesse immaginare al momento dell'indipendenza. Entrambi i paesi possiedono armi nucleari, il simbolo supremo della sovranità dello Stato-nazione contemporaneo». Dopo la liberalizzazione economica l'India può anche competere con la Cina nella corsa alla crescita. Ma il dialogo fra New Delhi e Islamabad resta difficile e «l'affare irrisolto della partizione, la disputa sul territorio di Jammu e Kashmir, ancora ne fa dei vicini lontani». Milioni di famiglie continuano a soffrire le ferite dello sradicamento e le principali città del nord del subcontinente conservano quartieri ben delimitati per i profughi.

Ian Talbot, Gurharpal Singh, "La spartizione – 1947: alle origini di India e Pakistan", Il Mulino, Bologna, pagg. 257, € 26,00

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