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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2012 alle ore 14:10.

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La crisi economica è sempre più presente sul grande schermo: se negli scorsi weekend sono stati proposti diversi film sull'argomento, da «Pietà» di Kim Ki-duk a «Tutti i santi giorni» di Paolo Virzì, anche i titoli in uscita questa settimana confermano pienamente questa tendenza.
Il più significativo in tal senso è «Cogan», ultima pellicola del neozelandese Andrew Dominik con Brad Pitt nel ruolo principale.

L'attore interpreta Jackie Cogan, un sicario professionista ingaggiato dalla mafia per rintracciare i due autori di una rapina a una bisca clandestina. Soltanto ritrovando i ladri, il killer riuscirà a riportare l'ordine nella società criminale del luogo.
Ambientato nel 2008, in pieno scontro elettorale tra Barack Obama e John McCain, «Cogan» è un film molto parlato, dove i veri protagonisti sono i toccanti monologhi e gli intensi scambi di battute tra i personaggi in scena.
Il soggetto, tratto dall'omonimo romanzo di George V.Higgins, è coraggioso nella sua estrema essenzialità, ma la continua insistenza su evidenti metafore economico-politiche rischia di appesantire eccessivamente la narrazione. Dal punto di vista registico, Andrew Dominik conferma il suo buon talento visivo pur non riuscendo a ricreare quell'affascinante rapporto suoni-immagini messo in scena nel precedente «L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford».
Come in quest'ultimo, Brad Pitt si dimostra un efficace protagonista anche nei ruoli più estremi, ma di alto livello è l'intero cast di contorno, tra cui svettano Richard Jenkins e James Gandolfini.

Di genere completamente diverso è «Il comandante e la cicogna», nuova commedia di Silvio Soldini a due anni di distanza dal drammatico «Cosa voglio di più».
Con toni agrodolci e quasi onirici, il film racconta le vicende di un gruppo di personaggi costretti a sopravvivere nell'Italia odierna, segnata dalla crisi e dalla corruzione: da un idraulico vedovo con due figli (Valerio Mastandrea) a un'artista svagata e trasognante (Alba Rohrwacher).
Allontanandosi dallo stile documentaristico dei suoi lavori precedenti, Soldini realizza un'opera surreale dove si alternano riflessioni di spessore a trovate più superficiali.
Gli spunti creativi non mancano (in primis, far commentare dalle statue di Garibaldi, Verdi o Leopardi le sorti di un Paese alla deriva), ma con il passare dei minuti la pellicola perde buona parte della genuina spontaneità proposta nelle prime sequenze.
Interessante la trovata del regista di far parlare a ogni attore un dialetto diverso: peccato che non tutti gli interpreti si siano dimostrati all'altezza della situazione.

Commedia decisamente meno impegnata è «The Wedding Party», opera prima di Leslye Headland, nota per essere stata tra gli autori della serie «Terriers».
Kirsten Dunst veste i panni di Regan, ragazza abituata a primeggiare in tutto fin dai tempi del liceo, che viene presa dal panico alla notizia dell'imminente sposalizio di Becky, una sua vecchia amica soprannominata "faccia di maiale" per il suo aspetto poco invidiabile.
Irritata per non essere stata la prima a ricevere una proposta di matrimonio, Regan farà buon viso a cattivo gioco, accettando il ruolo di damigella d'onore e coinvolgendo nei preparativi altre due ex compagne di classe.
Volgarotto e spesso sopra le righe, «The Wedding Party» è un film incapace di coinvolgere il pubblico e d'intrattenerlo come avrebbe voluto: il ritmo è lento fin dai primi minuti e l'intera storia sembra più adatta ai tempi di una puntata televisiva che a quelli di un lungometraggio cinematografico.
Difficile non far tornare alla mente «Le amiche della sposa» di Paul Feig, uscito un anno fa e giocato su tematiche molto simili: benché non si trattasse di un titolo memorabile, vince di gran lunga il confronto con il lavoro della Headland.

Infine, da segnalare che da questo giovedì tornerà nelle sale «C'era una volta in America» in un'edizione restaurata con 26 minuti inediti.
La versione integrale del capolavoro di Sergio Leone, datato 1984 e con protagonista un indimenticabile Robert De Niro, arriva così finalmente sui nostri schermi, per soli quattro giorni, dopo essere stata presentata in maggio a Cannes e in giugno al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna.

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