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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 12:17.

Almost Famous/14. Il «Meraviglioso declino» di Colapesce, cantautore siciliano che è già Premio TencoAlmost Famous/14. Il «Meraviglioso declino» di Colapesce, cantautore siciliano che è già Premio Tenco

Alla fine di gennaio per l'etichetta indie 42Records è uscito «Un meraviglioso declino», album d'esordio di Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, 28enne cantautore siciliano già leader degli Albanopower che da solista s'era messo in luce l'anno scorso con un Ep parecchio interessante. Per i giurati del Premio Tenco «Un meraviglioso declino» è il miglior disco d'esordio di questo 2012.

Per noi è soprattutto una dichiarazione d'intenti da parte di un artista senza dubbio ricco di talento che ha ancora bisogno di lavorare, scrivere e suonare in giro. In una parola: crescere.
Di cose da dire ne ha, come pure – sottolineerebbe qualcuno - la faccia giusta e tutto quanto il resto. Tutto sta a dire queste benedette cose in maniera convincente, dopo aver pagato ogni possibile debito di riconoscenza con i propri modelli di riferimento. Che sono tanti e tutt'altro che scontati. Ci metti poco ad accorgertene: l'album si apre con la solitudine di un arpeggio acustico e un filo di voce, cui arriva presto in soccorso il piano imbottito di eco. È «Restiamo in casa», manifesto di una specie di crepuscolarismo estivo che deve avere in Colapesce il proprio ideologo. Un inno all'ozio amoroso, perché «l'amore è anche fatto di niente». Più pop l'approccio di «Satellite». Pop sofisticato che non sfigurerebbe in un nuovo, impossibile progetto musicale di Amanda Lear.

«La zona rossa», excursus divertente tra il politico e il personale in cui si discetta di cortei e doppie punte, viaggi in India e disillusione («Da anni sventoli bandiere/ ora di rosso c'è solo il tuo viso stanco»), sembra guardare un po' in direzione degli americani Fleet Foxes, un po' in quella degli italiani Amor Fou con cui Urciullo ha collaborato. I primi Tiromancino sembrano invece il modello della nervosa ballata noise «Un giorno di festa», mentre «Oasi» strizza l'occhio all'electro-pop. Si ritorna su atmosfere folkeggianti con «Le foglie appese», brano che ti lasci alle spalle molto in fretta appena ti arriva alle orecchie il riff di clavicembalo della successiva «Quando tutto diventerà blu». Ci scappa pure l'omaggio a Costantino Kavafis (e speriamo non ad Alessandro Baricco) de «I barbari», testo che come tutto il resto del disco ragiona di decadenza contemporanea, arrangiamento che ha il proprio punto di forza nella sezione di fiati guidata nientemeno che da Roy Paci. E mica è un caso, perché al Posada Negra Studio gestito a Lecce dal trombettista di Augusta è stato inciso gran parte del disco.

«La distruzione di un amore» è una ballad acustica che nel titolo fa il verso a Ivano Fossati, nelle liriche forse vuole dire un po' troppo e così finisce per perdersi. «Naufrago leghista/ salvato da un rumeno/ residente a Milano» è per esempio un verso piuttosto prosaico per nutrire velleità poetiche. Da segnalare anche «S'illumina», primo singolo estratto dall'album che tenta la strada del folk ad alto tasso di armonie vocali, e l'esotica «Bogotà». «Un meraviglioso declino» ci restituisce un'idea abbastanza precisa di dove è arrivato Colapesce. Dove può ancora arrivare lo si capisce dall'approccio al repertorio altrui. Scelte originali (da Michael Jackson a Herbert Pagani), reinterpretate con coraggio. Lo stesso che gli serve per compiere l'ultimo grande salto. Auguri.
Colapesce

«Un meraviglioso declino»
42Records

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