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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 08:42.

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Per accogliere davvero l'invito di Welcome To My World, stupenda coreografia per quattro interpreti di Enzo Cosimi – in prima al Teatro Vascello di Roma –, è bene che i nostri sensi si liberino di ogni fardello letterario. I temi evocati – l'Apocalisse e quei sempre più frequenti processi tellurici, possibili messaggeri della nostra imminente distruzione –, scaturiscono dal formalismo emotivo, screziato di dramma della pièce, dalla sua struttura non dialettica, in quattro parti, ove ogni azione è frammentaria. E nascono, dalla tensione di corpi vibranti e scossi nella più proterva e feroce immobilità. Lo spazio spoglio, baciato dalle luci solfuree di Stefano Pirandello, accoglie danzatori – due donne, due uomini – a petto nudo con nere calzamaglie luccicanti e nasi pure scuri, come i segni tondi sugli snodi degli arti, e sulle mani. Ogni interpretazione è possibile, ma forse quei nasi a becco d'uccello fanno eco visiva a certe "voci" di gufi e civette, infiltrate nel ronzio sonoro, dapprima cupo, poi reboante e infine azzerato da una melodia angelica... L'incipit vuole che il vento sollevi foglie scintillanti davanti a una ferma e torbida musa, ma il successivo, magnifico passo a due che la coinvolge, avvolto in luci rosse, accende un Eros che si frantumerà in Thanatos quando un danzatore indosserà una maschera-teschio in ferro, contro un fondale ancora carminio.
Natura e amore sono minacciati in questo vuoto scabro, e il disagio del corpo è interiore. Ogni sua potenza anche sensuale, mostrata da un gruppo attorcigliato in proscenio che prova a darsi salvezza abbeverandosi di latte spermatico, finisce in voragine rotatoria. Ne è catturata un'innocente e scarmigliata baccante. Ma c'è della resistenza psicofisica: al centro, corpi femminili e poi maschili, solitari o a coppie inarcano le spalle, gonfiano il petto sino all'inverosimile, congiungendo le mani; oppure, in fila, protendono le braccia. Il dialogo tra forme lineari e vibrazioni nervose, epilettiche anche a terra, non sarebbe così lacerante se non si seguisse un'implacabile geometria compositiva. Un braccio alzato in proscenio, con una mano a conchiglia, deve contenere, in prospettiva, la sagoma del corpo più lontano...
In Welcome To My World riesce, a Cosimi, anche la materializzazione del tempo, oltre la musica. Fermo, per antonomasia, kronos è scandito dallo stesso danzatore che fa oscillare come un pendolo, una bottiglia di latte laggiù contro il fondale, poi corre sur place con la sua maschera-teschio. E infine ricompare col petto insanguinato. Dolore, morte, impossibile purificazione nell'amore: un'inversione di tendenza si profila solo quando, dopo un finto finale di sconfitta, quel corpo-tempo insanguinato, fa roteare una lunga asta cui tutti si aggrappano come nella Zattera della Medusa di Géricault. E di nuovo nel vuoto si cerca un'ondivaga armonia. Ma è il viaggio verso questa luce a regalarci bellezza pura, e segni di un'eleganza così pregnante da essere già lenitiva.
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Welcome to My World, Compagnia Enzo Cosimi, Teatro Vascello, Roma,
e ora in tournée

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