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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 15:04.

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Con Bill T.Jones è tempo di raccontarsi con piccole storie di vitaCon Bill T.Jones è tempo di raccontarsi con piccole storie di vita

Il bisogno di comunicare, di condividere, è il motore che lo anima. Che continua a mantenerlo vitale, creativo, giovane. Artista impegnato su vari fronti della vita sociale, dei diritti dei malati e degli umili, la vita artistica del danzatore e coreografo Bill T.Jones è trascorsa fra difficoltà e successi, fra provocazioni e affermazioni di coraggio civile. Nato nel 1951 in Florida da una famiglia di agricoltori migranti, Jones ha iniziato il suo lavoro nello spirito afro-americano, che negli anni Settanta del ‘900 poteva essere giudicato di opposizione e di protesta.

Nel 1982 con Arnie Zane, compagno di vita e d'arte, prematuramente scomparso nel 1988, ha formato una compagnia di rottura, movimentista, fuori dagli schemi della modern-dance. Rimasto solo Jones ha fatto campagne contro l'Aids, il flagello del secolo di cui era stato vittima anche Zane. Ora, a sessant'anni, sono molte le cose che si possono raccontare, dettate dalla necessità di partecipare ad altri e consegnare brani di vita. Perché «Si vive e si impara». «Muori, e si dimentica tutto». E allora, per non dimenticare e continuare a lasciare qualcosa di sé, Bill T. Jones ritorna a calcare la scena.

Non perché «alla danzi importa di Bill T. Jones, ma perché è importante il coraggio di essere qui e ora», come ha detto in uno dei suoi partecipati incontri romani col pubblico.

In "Story/Time", ultima sua creazione, al debutto in prima europea al Romaeuropa Festival, assume il ruolo di "storyteller" attingendo ai propri ricordi, agli incontri della sua vita, alle storie raccolte da altre voci, e traducendole in danza. A ispirarlo è stato "Indeterminacy", il ciclo di racconti e musica composto da John Cage che si susseguono in modo casuale, e rimandano anche agli "Events" di Merce Cunningham (collage site-specific di frammenti coreografici che impegnavano in un flusso continuo i danzatori in combinazioni numeriche sempre varie). Così in "Story/Time". Al centro della scena, seduto ad un tavolo sopra il quale sono disposte in fila delle mele, Jones legge settanta storie di un minuto ciascuna decidendone l'ordine di sera in sera; dietro, davanti, e attorno a lui, i danzatori, sulla punteggiatura elettronica del compositore Ted Coffey, danno forma coreografica a quei pensieri ad alta voce, venati di ironia e di inquietudine, che evocano mondi. Una struttura astratta aperta a molte varianti, a improvvisazioni, a coralità, duetti e terzetti poetici, che commuovono e divertono. Ogni tanto il racconto si ferma; Jones fa una pausa creando una sospensione drammatica.

Osserva i movimenti dei danzatori che si muovono anche dietro dei pannelli trasparenti; rompe quindi quel silenzio e, come a sprigionare un'onda emotiva e fisica, prosegue il fiume di parole ritmate da un orologio digitale che scandisce il minutaggio. I ballerini danzano sopra una poltrona; rotolano sul pavimento mentre il fumo sembra bruciare i loro vestiti; attraversano di corsa o lentamente, in molteplici combinazioni, quel campo da gioco che è il palcoscenico; prendono a turno una mela e la addentano. C'è leggerezza, gioia, virtuosismo, ma anche attimi di occasionale violenza, di scontri, di dolore. Come sempre con Jones la danza, anche quella apparentemente più astratta, parla dell'uomo e del nostro tempo, della società in cui viviamo e di come stiamo insieme, gli uni con gli altri, tracciando un'emozionante sguardo collettivo sulla fragilità dell'essere umano, e sul tempo che passa.

"Story/Time", ideato e diretto da Bill T. Jones, coreografie Bill T. Jones con Janet Wong e i danzatori della Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company, musica Ted Coffey, scene Bjorn Amelan, luci Robert Wierzel, costumi Liz Prince. Al Teatro Eliseo per il Romaeuropa Festival.
www.romaeuropa.net
www.newyorklivearts.org

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