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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 11:31.

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Zuane (Giovanni) Caboto, o John Cabot, come lo chiamavano gli inglesi, era considerato «peritissimo nella navigazione». Lo attestava, in una lettera di referenze, l'ambasciatore del Duca di Milano a Londra, Raimondo Soncino. Fece tre viaggi, Caboto, cercando di attraversare, partendo da Bristol, l'Atlantico settentrionale. Nel secondo tentativo, il 24 giugno 1497, raggiunse il continente nordamericano, l'attuale Canada.

La terza e ultima spedizione, iniziata nel 1498, si concluse tragicamente – s'ipotizza – nel 1500. Ucciso con l'equipaggio, ma da chi? Una malattia fatale? Un naufragio? Sparì davvero? Eppure ci sarebbero documenti che comprovano la sua presenza a Londra nel 1500. Una fine misteriosa, comunque. Al pari del finanziamento dell'impresa. Già, chi diede i soldi allo squattrinato navigatore italiano?
Alwyn Ruddock, storica della University of London, una vita dedicata alla ricerca su Caboto, era riuscita probabilmente a dare risposta alla domanda. Quando morì, nel 2005, a 89 anni, vedova, l'illustre studiosa lasciò scritto che tutto il materiale raccolto, settantotto faldoni, fosse distrutto. Ma gli scholars impegnati nella ricerca su Caboto non si diedero per vinti. E misero su il cosiddetto Cabot Project, presso l'Università di Bristol. Basato sullo studio dei documenti che la stessa Ruddock aveva scoperto e consultato e di cui si era persa traccia. Ed ecco trovata la pista giusta. Grazie, in particolare, al lavoro pignolo di un giovane storico dell'Università di Firenze, Francesco Guidi-Bruscoli.

Che ha rintracciato l'indizio decisivo spulciando il "libro giallo" dei banchieri fiorentini Bardi, che, a quel tempo, operavano in terra inglese. Una nota di 516 anni fa che dà conto del finanziamento di cinquanta nobili d'oro a «Giovanni Chabotte viniziano» «per andare a trovare il nuovo paese». Il Nuovo Mondo. Gli storici inglesi con cui ha collaborato lo studioso italiano pongono l'accento sulla novità – che emerge da queste ricerche – rappresentata dall'attività dei banchieri italiani anche in Inghilterra, e non solo in Spagna e Portogallo, nel finanziamento di viaggi di esplorazione compiuti da inglesi. Un dato storico rilevante perché, sostiene Guidi-Bruscoli, «finora si pensava che i primi viaggi inglesi fossero un affare esclusivamente locale, per quanto riguarda i finanziamenti. Si sapeva invece che i viaggi delle potenze iberiche avevano beneficiato grandemente del contributo finanziario degli italiani, e non solo. Questa scoperta pone anche quelle inglesi nella stessa vasta rete di esplorazioni navali sostenute dagli italiani».

Francesco Guidi-Buscoli ha recentemente pubblicato le sue ricerche in uno studio dal titolo John Cabot and His Italian Financiers sulla prestigiosa rivista britannica Historical Research. Inevitabile, anche in questo studio il riferimento a Cristoforo Colombo. Si conoscevano i due grandi navigatori italiani? «Una delle migliori fonti per il viaggio cabotiano del 1497 – rivela ancora lo storico fiorentino – è una lettera scritta dal mercante di Bristol John Day (alias Hugh Say) al "Great Admiral", ovvero presumibilmente proprio Cristoforo Colombo. Quest'ultimo era interessato a conoscere i dettagli del viaggio, perché esso rischiava di interferire con i territori da lui ottenuti in concessione».

Ma non furono i vichinghi a toccare le coste americane cinque secoli prima? «È vero – puntualizza Guidi-Bruscoli – ma la prospettiva in cui bisogna entrare è quella delle conseguenze. Il viaggio di Caboto è quello che spinse gli europei dapprima a commerciare con le popolazioni del luogo, poi a stabilire insediamenti duraturi di carattere coloniale che portarono il Nord America a essere parte di un mondo ben più ampio. Fu, insomma a seguito del viaggio di Caboto – più che di quello di Colombo – che ebbe origine lo sviluppo della parte settentrionale del continente americano».

Infine, un altro dei misteri sulla figura di Caboto. Di dov'era davvero? «Certamente Caboto – risponde Guidi-Bruscoli – giunse a Londra presentandosi come veneziano e come tale veniva indicato dai suoi interlocutori; inoltre, una volta toccata la costa canadese, piantò con fierezza il vessillo della Serenissima accanto a quello inglese. Tuttavia, la cittadinanza veneziana era acquisita; anzi, proprio lo stesso fatto che essa gli sia stata concessa porta a escludere che Venezia fosse il suo luogo di origine, e che invece, come si ipotizza, fosse originario di Genova o di Gaeta».

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