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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 10:17.

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«X-Factor» perde gli Akmé, gruppo in cerca d'identità, ma ritrova la formidabile voce di Alessandro (Olycom)«X-Factor» perde gli Akmé, gruppo in cerca d'identità, ma ritrova la formidabile voce di Alessandro (Olycom)

Due sentenze per la seconda serata del live show di X-Factor: escono di scena gli Akmé, improbabile trio «unalei-duelui» ancora privo di una propria identità d'insieme, rientra Alessandro Mahmoud, talentuoso vocalist ripescato dal pubblico tra i migliori quattro eliminati agli Home Visit.

E, nella migliore tradizione delle gare canore all'italiana, ci scappa pure la polemica: a margine della puntata andata in onda ieri sera su Sky Uno, il Gruppo bocciato al ballottaggio recrimina infatti contro il «vestito» che la macchina dello spettacolo televisivo ha provato a cucirgli addosso, mentre il giudice di riferimento Arisa se la prende per la base dell'esibizione arrivata soltanto alla vigilia. Di vero c'è che il trio ha dovuto cimentarsi con un brano assai impegnativo: nientemeno che «Voglio vederti danzare» di Franco Battiato. I ragazzi sono letteralmente crollati dall'impalcatura su cui Arisa aveva cercato di innalzarli, uno schema a triangolo in virtù del quale Rosa, voce femminile e di sicuro la più dotata dei tre, avrebbe dovuto prendere il sopravvento sui sodali Vito e Vito Antonio. Struttura atipica per giunta mal digerita. S'è visto sul palco. Due giudici su quattro (Elio e Morgan) non hanno gradito, il pubblico nemmeno. Al ballottaggio se la sono vista con i Frère Chaos che, al contrario, ai giudici erano piaciuti grazie alla cover minimalista di «Crystal eyes». Nello scontro finale la contrapposizione si è giocata tra «Rumour has it» di Adele nella versione dei fratelli scalzi e «Impressioni di settembre» della Pfm affidata agli Akmé. Non è che i primi avessero chissà quanto brillato, ma i secondi sono apparsi più inconsistenti che mai, tanto da collezionare dai giudici quattro bocciature su quattro, compresa quella sofferta di Arisa, chiamata a scegliere tra due cavalli della sua scuderia.

Il rientro di Alessandro
La serata che ha visto ospiti i rapper del Club Dogo con Giuliano Palma è stata poi segnata dal ripescaggio al televoto dell'Under Uomo Alessandro Mahmoud che, con una versione grintosa della «Master blaster» di Steve Wonder, s'è imposto sulla interessante Gaya, il virtuoso Michele Grandinetti e gli immaturi Up3side. Dalla prossima puntata sarà in gara affidato a Simona Ventura. Occhio perché, anche in questo caso, le doti tecniche non mancano. Tutto starà a capitalizzarle attraverso scelte di repertorio vincenti.

Chiara contro Nice
Più si entra nel vivo del talent show, più si ha la sensazione che questa può diventare l'edizione del dualismo Chiara-Nice. Quest'ultima, in versione cotonatissima, ha provato a tenere a bada l'alternative rock «Lonely Boy» dei Black Keys sovrastando il palco su due zeppe da trampoliere. Si conferma brava per quanto col repertorio di Mina apparisse più a suo agio. L'economista padovana ha suscitato invece una standing ovation eseguendo una versione pop di «Somewhere over the rainbow». Quando si dice: con una voce così riesci a commuovere il pubblico pure cantando l'elenco del telefono. Una spanna sotto Daniele che si conferma maledettamente credibile, nonché capace di portare valore aggiunto a «Madness» dei Muse.

Tra hip hop e new wave
Alle prese con un versione hardcore di «Lamette» della Rettore, le gemelle Donatella acquistano un po' di consistenza in più. Giusto un pizzico, perché sul piano musicale restano deboli. Morgan, nel tentativo di trasformare Romina in un'icona della new wave fuori tempo massimo, le affibbia un cliente scomodo: gli Ultravox di «The Voice». Intonata e potente, la voce della ragazza non appare sempre ai suoi livelli. L'hip hopper Ics deve coniugare il verbo sacro del rap «White lines» di Grandmaster Flash. Solita storia: grande carisma, personalità al di sopra della media dei concorrenti, testi scritti in proprio. In più ci mette un approccio low profile, probabile risposta a quanti (Elio in testa) gli rimproveravano di riuscire antipatico.

Un Ranieri in sedicesmo
Yendri, in barba al ballottaggio della scorsa settimana e ai noduli alla gola che le sono stati appena diagnosticati, ha offerto una buona prova con «Call me maybe» di Carly Rae Jepsen. Davide, il giovane Massimo Ranieri in sedicesimo, compie il grande passo fatale del pezzo in inglese con «Iris» dei Goo Goo Dolls. È un poppettino facile facile e lui, neanche a dirlo, lo canta come fosse Massimo Ranieri che fa la posteggia sotto il Big Ben. Tanto vale fargli cantare ciò in cui riesce meglio. In ultimo arriva Cixi a declinare «Tutto l'amore che ho» di Jovanotti, brano un tantino fuori dalle sue corde. Se la cava comunque benissimo. Detto e ribadito: non perdiamola di vista.

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