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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2012 alle ore 08:27.

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Da un bel pezzo ormai, da cent'anni e forse più, scrivere d'Amore in poesia è molto pericoloso, e per questo proibito in quasi tutte le letterature. Quella "A" grande, con il corredo di sospiri e retorica che si porta dietro, fa paura. Molto meglio l'amore, amato in piccolo, un giorno dopo l'altro, che si può cancellare, se ce n'è bisogno, senza rischiare di mettere a repentaglio i Sentimenti Sublimi e la Fedeltà Agli Ideali Eterni.
Ecco perché Dieter Schlesack e Vivetta Valacca hanno rischiato grosso, in un loro libriccino di versi. Non solo si sono azzardati a infrangere la regola tipografica dell'Eros - pardon, eros - moderno, ma lo hanno anche fatto in due lingue, tedesco e italiano. E non importa se Liebe è per forza maiuscolo, nell'idioma di Goethe e Celan. Quello che conta è dove i due si sono messi in testa di arrivare, con l'Amore in rima. «"Da dove vieni?" tu allora vai e mi porti indietro / a ritroso e leggi: "dove vai?"». All'indietro si va meglio in due. Fare la prova per credere, e così, di frase in frase, l'Angelo (che comincia sempre per "A") cerca di riportarci da dove veniva un tempo il desiderio. In cielo. Se accettate il rischio, potreste trovarvi in una terra dimenticata: «was oben ist / die Kraft: / Futur / cosa in cielo è / la forza: / Futuro». Anche lui, il Futuro, con una bella maiuscola. Pericoloso, ma ne vale la pena.
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Dieter Schlesak, Vivetta Valacca,
La luce dell'anima. Zeit Los brennt dieses Licht hier, introduzione
di Angelo Tonelli, Ets, Pisa,
pagg. 158, € 14,00

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