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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2012 alle ore 19:01.

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Un viaggio dal VII al XIV secolo che ci porta sulle tracce dei mercanti, degli esploratori, dei pellegrini, di culture e religioni diverse. Dodicimila chilometri che uniscono Xi'an, antica capitale della dinastia cinese dei Tang, all'Europa, passando per Turfan, città-oasi nel deserto del Gobi, Samarcanda, Istanbul e Baghdad, soprannominata "la città della pace":

"Viene da pensare che tutti i beni delle terra siano mandati lì, che tutti i tesori del mondo siano lì e che sia stata graziata con tutte le benedizioni degli universi", scriveva un geografo arabo vissuti nel corso del VII secolo a proposito di Baghdad. Di sicuro molti manufatti preziosi attraversarono per mare e per terra "gli antichi sentieri tra Oriente e Occidente" decretando quella che fu definita solo nel 1877 "la via della seta".

Questa rete di scambi commerciali e culturali viene raccontata in una mostra organizzata dall'American Museum of Natural History di New York e allestita fino al 10 marzo 2013 al Palazzo delle Esposizioni di Roma (www.palazzoesposizioni.it). Centocinquanta opere tra tessuti, porcellane, oggetti in bronzo, manoscritti, mappe e mappamondi sono disseminate nelle sei sezioni che compongono il tragitto espositivo. Non si poteva non partire da Marco Polo, con una copia del Milione della fine del XIV secolo, con una copia stampata del 1426 e con una curiosa pergamena risalente al 1366 che riporta gli atti di una sentenza in favore della figlia Fantina dove sono elencati i beni e gli oggetti che si trovavano nel palazzo del padre. Una sorta di inventario per una causa sulla fortunata eredità di Marco Polo.

Poi si entra direttamente nella città di Xi'an, grazie ad una sezione ad hoc, punto di partenza delle rotte della seta. Qui diventano protagoniste piccole statue di teatranti e danzatori dalla fisionomia occidentale e di donne a cavallo pronte a cacciare, e si scopre come in epoca Tang le donne (dell'alta società) godessero di una certa libertà e di come nacque la prima dinastia cinese al femminile. Anche se durò troppo poco. Dirimpetto sono esposti gli strumenti musicali che venivano utilizzati lungo il tragitto che portava verso Nord-Ovest, dalla pipa al liuto lineare, dai flauti ai pifferi in bambù, ai tamburi e cimbali decorati. Per chi volesse ascoltarne i suoni una console elettronica lo consente. Il percorso procede per Turfan, la città dei "karez", la rete di canali che approvvigiona(va) d'acqua l'oasi, per Samarcanda, di cui ne scrisse anche Marco Polo, famosa per la produzione di carta e per la rivoluzionaria tecnica di lavorazione dei metalli che influenzò il mondo islamico, il Nord Africa e la penisola iberica. Infine si arriva nella "città della pace", la rivale occidentale di Xi'an.

Uno degli aspetti più interessanti delle mostra riguarda l'influenza delle sete orientali sulla nostra manifattura. Nei porti di Genova e Venezia, tra la metà dell'XI e del XII secolo, giunsero tessuti da Oriente che venivano utilizzati per abbigliare imperatori, vescovi e pontefici. Un esempio lampante traspare dalla dalmatica di Benedetto XI composta da panni tartarici e da tessuti italiani chiaramente ispirati alle produzioni asiatiche o dal telo funebre del condottiero vicario imperiale di Verona Cangrande della Scala, sepolto con un ricco corredo di panni tartarici composti da motivi floreali e animali. Un viaggio all'insegna dei baratti, degli scambi commerciali tra Est e Ovest, ma anche dei linguaggi artistici e delle religioni, perché lungo questi sentieri si diffusero il Buddismo, la dottrina cristologica del nestorianesimo e il manicheismo, antica religione persiana.

Sulla via della seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194, Roma
27 ottobre 2012 – 10 marzo 2013
A cura di Mark Norell con William Honeychurch e Denise Patry Leidy. Sezioni aggiuntive edizione italiana a cura di Luca Molà, Maria Ludovica Rosati, Alexandra Wetzel

www.palazzoesposizioni.it

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