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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 16:58.

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In questa rubrica ospitiamo ogni settimana la lettera di un lettore a un collaboratore della «Domenica» e la risposta del destinatario. Le lettere, della lunghezza massima di 40 righe per 60 battute, vanno inviate a «Il Sole 24 Ore Domenica», via Monte Rosa 91, 20149 Milano, oppure per email, al seguente indirizzo: fermoposta@ilsole24ore.com

Domenica scorsa, dalla prima pagina del supplemento Domenicale abbiamo annunciato, con uno stralcio tratto dall'«Introduzione», l'uscita del nuovo libro del direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, Promemoria Italiano (Bur Rizzoli Saggi), che riprende e rielabora i contenuti della rubrica «Memorandum», pubblicata ogni settimana nella stessa prima. Sono arrivate centinaia di lettere e-mail. Ne pubblichiamo alcune significative, ringraziando tutti gli altri lettori che hanno voluto scrivere.

Caro Direttore Napoletano,
Mi sono sentita "fotografata" dall'articolo-introduzione che, domenica scorsa, ha annunciato la trasformazione della sua rubrica "Memorandum" in libro. La mia storia personale è simile, forse con un pizzico in più di "riscatto sociale", visto che a casa dei miei genitori il pane era stato anche scarso. Io ho beneficiato di quei racconti della necessità vissuta dai miei: mi hanno forgiato a un po' di sobrietà, mi hanno dato una spinta eccezionale a voler conoscere, sapere, migliorare, mi hanno mantenuto ben ancorata "a terra"... Ma ai miei figli sono stata capace di trasferire in eredità e testimonianza tutto questo?
Temo di no, e per tante ragioni.
Perché ho avuto meno attenzione al raccontare, dando forse molto per scontato. Perché le parole trasferite mancano dell'autenticità dell'esperienza diretta, e sembrano solo prediche. Perché quando la situazione è oggettivamente diversa (ed è il benessere), parlare di necessità, essenzialità, impegno, lotta, indubbiamente ha meno presa.
Si apprende mille volte di più dall'esperienza che dalla "docenza". Abbiamo bisogno, come Paese, di ripartire da qui. Facciamo presto, a dare ossigeno e spazio a tutte le occasioni che ci consentano di riannodare il filo di queste esperienze e di questi valori per costruire qualcosa di nuovo per l'Italia.

Claudia Benedetti

Gentile Direttore,
ho letto tutto d'un fiato il suo appunto nella prima pagina del «Domenicale» della settimana scorsa e mi ci sono ritrovato, fortunatamente per me. Le scrivo per osservare come (collettivamente) ci si sia dimenticati, rapidamente, l'urgenza bellica del "Fate presto": i nostri politici già (stra)parlano ed immaginano una irreale "età dell'oro" dell'altroieri (mi consenta allora di chiosare: "l'oro dello sterco"); e larga parte dei cittadini sente come un peso insostenibile i sacrifici sinora fatti (e mi permetta quindi di aggiungere: e sono ancora pochi ed insufficienti per rientrare fra i "non sconfitti"). Dopo 7 anni di vacche grasse possono venire, e vengono, 7 anni di vacche magre; nel nostro illusorio "ottimismo dell'irresponsabilità" pensiamo siano sufficienti 7 mesi, non 7 anni.
Spero di continuare ad avere forza, modestia, umiltà, speranza, buona fatica, voglia di riscatto da poter trasferire ai miei figli; questo ho ricevuto (mio padre era del 1926, mia madre del 1928), questo spero di dare.

Corrado Griffa

Caro Direttore,
la ringrazio per "ricordi e valori", io sono del '71 con un padre del '35 che mi ha trasferito questo senso di essenzialità! La mi famiglia di origine, proletaria e attenta ai valori fondamentali della persona, mi ha regalato questo grande senso che cerco quotidianamente di trasmettere ai miei tre figli. La ringrazio dunque perché questi messaggi devono essere quotidianamente pubblicati per essere vissuti.
Con impegno, rigore e passione possiamo farcela a diffondere questo stile di vita.

Giuseppe Gagliano

Gentile Direttore,
ho letto il suo editoriale di domenica scorsa e desidero esprimerle i miei più sentiti ringraziamenti perché, oltre a condividere pienamente il suo pensiero, mi ha ricordato gli insegnamenti che ho ricevuto dalla mia famiglia che, a me sembra, non fu così dissimile dalla sua. Le mie frequentazioni anche internazionali mi consentono di riaffermare che l'Italia è molto migliore di come viene rappresentata!

Enzo Siviero

Egregio Direttore,
bellissimo l'articolo di domenica scorsa su suo padre. Sarà che ho 63 anni e so dare la giusta importanza ad alcune cose, ma mi ha emozionato.

Augusto Violi

(r.n.) I ricordi appartengono a ognuno di noi e vanno custoditi gelosamente, compongono la memoria di un Paese e sono la base del suo futuro. In queste testimonianze, si avverte l'incanto dei fatti e delle emozioni di una generazione di padri che hanno saputo parlare ai loro figli con l'esempio e hanno contribuito a risollevare il Paese dalle macerie della guerra. Con Promemoria italiano ho voluto sottolineare che oggi mancano i bombardamenti, ma le macerie da cui dobbiamo risollevarci richiedono la stessa forza e determinazione del passato. E noi, figli di quei padri, siamo chiamati alla prova più impegnativa: essere all'altezza del passaggio di testimone ricevuto. Anche noi, faremo bene a ricordarcelo, saremo misurati dall'esempio più che dalla docenza.

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