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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2012 alle ore 19:59.

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Io ed Arliss Howard Estate 1986Io ed Arliss Howard Estate 1986

La scritta "Born to Kill" sull'elmetto del soldato Joker (Metthew Modine) e il simbolo di pace appuntato sulla sua maglietta rappresentano la schizofrenia della guerra. Joker è tra i protagonisti di Full Metal Jacket, uno dei capolavori di Stanley Kubrick che quest'anno compie 25 anni. Per l'occasione il Festival Internazionale del Film di Roma dedica alla pellicola sul Vietnam, ma soprattutto sulla crudeltà dellamente umana, la mostra fotografica Full Metal Jacket Diary Redux, realizzata dallo stesso Modine.

Per la prima volta il regista americano aveva concesso a un attore di portare sul set (tra il campo di aviazione a Bassingbourne, la Backton Gas Works e i Pinewood Studios) una macchina fotografica. Le riprese durarono due anni.
Il viaggio ci porta tra le pieghe di un capolavoro "che resiste nel tempo, questa è la sua forza - afferma Modine - perché parla non solo del Vietnam, ma di tutte le guerre, in Afghanistan, Iraq e Palestina. Questo è il genio di Kubrick". Le gigantografie, per lo più in bianco e nero, accarezzano il foyer della sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, dove si sta svolgendo il festival, riflettendo un senso di immortalità. Sensazione che abbiamo anche quando ci avviciniamo alla piccola foto incorniciata nel legno che ritrae la sedia del regista posizionata su una roccia in mezzo al prato di Bassingbourne. "Con la morte di Kubrick questo scatto ha assunto un significato inspiegabile", commenta sulla didascalia Modine.

Tra un'istantanea e l'altra ritornano in mente le scene del film, il teatro dell'assurdo della caserma capitanata dal sergente Hartman (R. Lee Ermey), che viene immortalato di profilo mentre controlla sul video una sua performance o mentre ispeziona le reclute. E non poteva mancare uno dei personaggi rimasti nel cuore, a molti cinefili, Palla di Lardo interpretato da Vincent d'Onofrio, ritratto da un autoscatto insieme a Modine. Il campo d'addestramento era appena iniziato.
E poi c'è lui, l'artefice di tutto, il deus ex machina di un cinema che ha rigenerato i generi, Stanley Kubrick. Il cinema horror non è stato più lo stesso dopo Shining, così quello di fantascienza e di costume dopo 2001 Odissea nello spazio e Barry Lyndon. E ovviamente quello di guerra dopo Full Metal Jacket. Modine lo cattura imbarazzato e sorridente mentre si vede "assalito" dagli obiettivi della macchina fotografica del suo attore e contemporaneamente dalla macchina da presa della figlia Vivien. Questa è solo l'anteprima del diario fotografico di Joker che attraverserà l'Europa, per meditare sull'orrore e le contraddizioni della guerra moderna. Proprio come Kubrick sperava di far meditare con il suo film.

Full Metal Diary Redux
Auditorium Parco della Musica (Roma)
Fino al 17 novembre
A cura della Solare Fondazione delle Arti
www.fullmetaljacketdiary.com
www.metthewmodine.com

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