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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 08:17.

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Microfoni spenti è stata a lungo un'efficace metafora per descrivere l'esperienza di incomunicabilità che si consumava nelle omelie domenicali. Che cosa rimaneva nella mente dei fedeli? Poco o niente. Sorprende leggere queste ammissioni in uno scritto di un autorevole cardinale quale è il domenicano Christoph Schonborn. Anche a lui, da giovane, accadeva di uscire dalla chiesa e di non ricordare nulla di quanto era stato predicato. Non ha mai, però, dimenticato una frase del suo parroco: «Siamo creati per essere felici». Queste parole sono ora il filo conduttore dell'ultimo suo libro che ha per titolo Sulla felicità. Non c'è autore classico che non abbia lasciato opere sulla vita felice e su come perseguirla.
Per il cardinale di Vienna Schonborn la felicità rientra nei desideri insopprimibili, ma, soprattutto, è un'esperienza possibile a tutti. Lo è perché ogni persona è creatura di un Dio che nella storia si è incarnato, fatto conoscere e ha indicato la strada per uscire da qualsiasi angoscia e non senso. La felicità si sposa con l'essere amati e la capacità di amare. Con l'aiuto di san Tommaso d'Aquino, dei Vangeli e della letteratura, Schonborn offre una serie di riflessioni di piacevole lettura, costringendo alla meditazione su di sé e sul tempo dell'esistenza. Non sfugge al tema del dolore e del male cui dedica due testi sulla memoria a partire dagli orrori del Novecento. Sceglie poi Clive Staples Lewis, Gertrud von le Fort e il Shakespeare di Misura per misura per affrontare i temi della lotta, della forza e della grazia.
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Christoph Schonborn, Sulla felicità, Edizioni studio domenicano, Bologna, pagg. 232, € 15,00

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