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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 16:58.

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Nella foto una scena di «The Twilight Saga-Breaking Dawn Parte II»Nella foto una scena di «The Twilight Saga-Breaking Dawn Parte II»

La saga horror-teen più popolare degli ultimi anni è (finalmente) giunta al termine: dopo quattro film che hanno costantemente diviso critica e pubblico, arriva nelle nostre sale in contemporanea mondiale «The Twilight Saga-Breaking Dawn Parte II», la quinta e ultima trasposizione per il grande schermo della fortunata serie di romanzi firmati da Stephenie Meyer.

Diretto da Bill Condon, già regista del capitolo precedente, «Breaking Dawn Parte II» si prepara a ripetere l'enorme successo al box office ottenuto dagli altri film della saga, che hanno incassato complessivamente oltre due miliardi e mezzo di dollari.
Dopo la movimentata luna di miele della prima parte, ritroviamo Bella Swan, ormai trasformata in vampiro e madre della piccola Renesmee, il cui destino s'intreccia molto presto con quello del licantropo Jacob. L'avvento della nuova arrivata renderà ancor più unita la nuova famiglia allargata, ma riaccenderà al tempo stesso temibili forze oscure pronte a distruggerli.
Rispetto ai titoli precedenti, «Breaking Dawn Parte II» ha un discreto ritmo, purtroppo non sufficiente a nascondere i difetti, sempre evidenti, che hanno da sempre caratterizzato l'intera operazione.
Dai pacchiani effetti speciali alle ricattatorie scelte musicali, i momenti ai limiti dell'imbarazzo non mancano, in particolare con il sopraggiungere delle sequenze conclusive. Nel complesso, però, grazie anche ad alcune riuscite new entry, un piccolo passo in avanti è stato fatto, ma è ormai troppo tardi per sperare in un effettivo cambio di marcia della saga.

Ancora un'adolescente, molto diversa da Bella Swan, è la protagonista dell'israeliano «La sposa promessa», esordio di Rama Burshtein, presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia.
La trama ruota attorno a Shira, diciottenne figlia di un rabbino di Tel Aviv, promessa sposa a un coetaneo. Le nozze passeranno in secondo piano quando, durante la festività del Purim, la sorella maggiore Esther muore di parto mettendo al mondo il suo primogenito.
Per salvare l'integrità familiare, a Shira viene chiesto di unirsi in matrimonio con il vedovo di sua sorella: starà a lei decidere se seguire il suo cuore o assecondare la volontà dei suoi genitori..
Realizzata integralmente con videocamere digitali, «La sposa promessa» è un'opera coerente e rigorosa, ma con una resa fortemente altalenante.

La prima parte è fredda e quasi ostica, mentre nella seconda l'introspezione psicologica dei personaggi e delle tradizioni del mondo ebraico appare efficace e riuscita.
La giovane attrice Hadas Yaron recita con intensità, ma la Coppa Volpi ottenuta a Venezia rimane discutibile.

Tra le uscite della settimana da segnalare, in conclusione, «7 psicopatici», opera seconda di Martin McDonagh, dopo il successo di «In Bruges», con protagonista Colin Farrell.
L'attore interpreta uno sceneggiatore in crisi che, non trovando la necessaria tranquillità e concentrazione, fatica a completare un copione, intitolato «7 psicopatici». Cercherà di aiutarlo Billy, il suo migliore amico, che si guadagna da vivere con una curiosa attività: rapisce cani. Tutto sembra procedere serenamente fino a quando non scompare lo shih-tzu di un potente boss, disposto a tutto pur di riaverlo il prima possibile.
Black comedy esplicitamente metacinematografica, «7 psicopatici» è un prodotto curioso, la cui iniziale originalità va però perdendosi con il passare dei minuti.
Diversi momenti esilaranti non bastano a togliere la sensazione di un film macchinoso, a causa di una sceneggiatura che alterna passaggi brillanti ad altri poco fluidi e molto contorti.
La nota più positiva è un cast in ottima forma: dai protagonisti (oltre a Farrell, Christopher Walken e Sam Rockwell) ai due comprimari Harry Dean Stanton e Tom Waits.

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