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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2012 alle ore 19:15.

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Marco Muller (Afp)Marco Muller (Afp)

«Inizieremo a lavorare alla nuova edizione già da lunedì prossimo. Sarei un pazzo a lasciare in corsa questo progetto. Del resto, io ho un contratto di tre anni e intendo onorarlo». Lo ha detto Marco Muller, direttore artistico della kermesse, nella conferenza stampa conclusiva della settima edizione del Festival internazionale del film di Roma, mettendo a tacere le voci che lo davano dimissionario dopo un'edizione finita nel mirino per la mancanza di grandi nomi, il forfait di tante star internazionali e il calo delle vendite al box office.

Meno 15% di incassi
Meno 15% di incassi da biglietti (320mila euro) rispetto all'anno scorso (380mila). La fotografia è stata scattata al convegno di chiusura della settima edizione del Festival. «Un dato in linea con il calo del settore» commenta il direttore generale di Fondazione Cinema per Roma Lamberto Mancini.

Aumentano gli accreditati e gli studenti
Ma i numeri non finiscono qui: «Più 15% gli accreditati, +17% di giornalisti, fotografi e televisioni, di cui +10% gli italiani e +50% gli internazionali, e il raddoppio degli accrediti culturali agli studenti universitari, passati da 700 a 1.330», prosegue Mancini. Sono stati 1.140 articoli sulla stampa (120 al giorno), 3.164 su web (300 al giorno), 345 lanci di agenzie, 50 servizi tv e radio al giorno, 852 articoli della stampa estera, e sul fronte social network +12% pagine visualizzate sul sito del festival e 22mila fan su Facebook. Settanta i lungometraggi in cartellone, 15 medi e 63 corti, più 31 titoli delle retrospettive, per un totale di 178 film, sul fronte proiezioni (94% in digitale), 75 anticipate stampa e 550 repliche.

Un focus anche sul mercato, ovvero The Business Street: quasi 700 accreditati, con gli ospiti internazionali scesi da 350 a 300 rispetto all'anno scorso, i buyers da 260 a 190; 22 i convegni business, con 2mila partecipanti, 2 incontri col pubblico più 18 a CinemaXXI, seguiti da un totale di 3.500 persone. «Un festival pluralistico e contraddittorio anche nella risposta dei media», ha detto il direttore Marco Muller, mentre il presidente Paolo Ferrari ha parlato di «risultati finali molto, molto positivi: sforzo ripagato, e ci sono i presupposti per le prossime edizioni, Roma merita un grande avvenimento».

Mancini: non c'è stata censura su Facebook
Lamberto Mancini ha respinto l'ipotesi di censura rispondendo al cronista che dice di aver ricevuto numerose mail da spettatori che non si sono visti pubblicare commenti negativi sulla pagina Facebook del Festival. «Non mi risulta, farò una verifica», risponde Mancini. Tra i punti dolenti il forfait di numerose star annunciate a Roma: «È una domanda da girare a produttori e venditori, anche a Venezia si diceva che mancavano le star, dunque, anche in festival più grandi e importanti del nostro», ha detto Muller, che blocca le date di Roma: «Questa piattaforma è utile a metà novembre, a metà ottobre no, ci sono già troppi festival». E la quasi coincidenza tra Roma e Torino: «Torino dovrebbe anticipare a ottobre l'anno prossimo, siamo contenti abbiano accolto al nostra proposta dei primi di febbraio», ha risposto Muller senza esitazioni.

Gli si chiede dei tanti film italiani in cartellone, con sezione ad hoc (Prospettive Italia) e non solo: «Hanno avuto un grande pubblico, mi sembra una buona giustificazione». Da ultimo, il caso Quentin Tarantino, che Muller promise avrebbe calcato il palco dell'Auditorium con Django Unchained: «Aspettiamo notizie, Tarantino sta ancora montando: non raccontiamoci balle, lo si lascia finire, ha un grosso interesse a essere a Roma e festeggiare con noi».

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