Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2012 alle ore 08:16.

My24

Scienza o metodo? È questo il "grande dilemma" che tormenta il diritto comparato: fin dalle origini, che sono riconducibili all'opera di Emerico Amari, Critica di una scienza delle legislazioni comparate, apparsa nel 1857. Ma è un dilemma sterile, che soffre delle logiche accademiche chiuse, protese e preoccupate a salvaguardare la comparazione quale disciplina autonoma, oppure a farne uso e consumo all'interno delle tradizionali materie. Il diritto comparato è scienza e metodo: anzi, è scienza in quanto ha un metodo, che si declina al plurale. E che consiste nel sapere affrontare un viaggio di esplorazione attraverso terre solo in parte note oppure, spesso, ignote e pertanto tutte da scoprire. Il comparatista, allora, è un viaggiatore della teoria e della prassi nell'universo giuridico. Una sorta di novello Marco Polo mosso dall'inquietudine e dalla curiosità, che lo spingono a superare le sue paratie culturali e disciplinari, accettando di rimettersi ogni volta in gioco per spostare sempre un po' più avanti la bandierina della conoscenza. Nella sua valigia non deve portare le ristrettezze mentali del proprio mondo di origine e aprirsi all'esterno, al confronto, alle novità, alle contrapposizioni: non deve trascurare la lezione del passato, ma non deve essere neppure troppo immerso nel presente, che è transeunte.
Il viaggio del comparatista oggi si chiama (anche) globalizzazione: alla scoperta di sistemi giuridici che cambiano e si trasformano, come il diritto islamico; ma anche gli emergenti Paesi dei Brics, che vanno studiati sotto il prisma dell'analisi economica del diritto comparato. Senza sottovalutare il "nuovo mondo" del diritto dell'Unione europea, quale contaminazione delle esperienze giuridiche degli Stati membri.
Che il diritto comparato è scienza in quanto ha un metodo, e che il viaggio della conoscenza non conosce frontiera, lo dimostra, ancora una volta, l'opera pioneristica di Pier Giuseppe Monateri, presidente dell'Associazione italiana di diritto comparato, con la cura di un volume sui "metodi" del diritto comparato, che appare in una collana editoriale angloamericana. E lo fa chiamando a raccolta giuristi di vari Paesi, che indagano sulle varie declinazioni della scienza metodologica del diritto comparato.
Emerge un quadro ricco e stimolante: dal progetto di una struttura multilivello del diritto comparato alla rivisitazione delle teorie classiche; dai trapianti giuridici e le codificazioni transnazionali alle interpretazioni e le circolazioni delle sentenze giudiziarie; fino al rapporto fra diritto comparato e valutazione economica (doing business).
Al di là dei contenuti dei singoli contributi, tutti caratterizzati dall'approccio innovativo ai nuovi "metodi", risalta, nello spirito del volume, la missione del diritto comparato: non un gioco da confinare nei musei accademici ma lo svolgimento di compiti di natura sociale. Si propone e dialoga con il mondo degli operatori, i legislatori, i professionisti e i loro clienti, soprattutto i giudici, i quali chiamati a fare delle scelte devono essere assistiti, orientati, anticipati, anche tenendo conto di ciò che accade nelle esperienze diverse dalla loro propria.
Nasce così la circolazione dei sistemi giuridici e il dialogo fra le Corti, che sono supportati e avvalorati dai metodi della comparazione. Sfuma altresì la distinzione tra diritto pubblico e diritto privato, perché il comparatista deve sapersi muovere in entrambi i terreni dell'esegesi giuridica attraverso i principi generali, i formanti, i crittotipi, la «formula politica istituzionalizzata». Questa tendenza è molto chiara nel volume di Monateri, e specialmente nel suo saggio introduttivo, che offre una visione d'insieme dei metodi per comprendere normative world.
Comparare vuol dire mettere in luce le analogie e, soprattutto, le differenze fra i sistemi giuridici, ovvero fra norme e istituti di vari Paesi. Ai fini di un possibile trapianto nell'ordinamento di appartenenza, per verificare, per esempio, se i patti di convivenza civili codificati in Spagna o in Francia possono essere recepiti anche in Italia. Oppure se il presidenzialismo statunitense può trovare una sua corretta e adeguata emulazione nel costituzionalismo italiano. Si badi, non sono operazioni meccaniche, una sorta di "taglia e incolla": vanno calate e comprese in un ampio contesto culturale, che è dato dalla conoscenza degli ordinamenti oggetto della comparazione. Conoscenza che non è solo law in books ma soprattutto law in action. Vale il monito, che oggi non si può legiferare senza prima comparare. Perché chi conosce un solo diritto, non conosce nessun diritto.
C'è un'altra grande sfida che attende il comparatista, ed è quella del diritto delle nuove tecnologie. Infatti, i problemi giuridici posti dalla tecnologia informatica non riescono a trovare più nella dimensione statale la sede idonea alla soluzione di essi. Basti pensare a internet, e alla sua naturale vocazione alla extraterritorialità, quale catalizzatore essenziale della globalizzazione contemporanea, in quanto esso travalica i confini degli Stati nazionali, supera le barriere doganali, elimina le differenze culturali fra i popoli.
Certo, il fattore di spazialità presente nelle comunicazioni via internet si collega al rapporto di carattere strettamente giuridico della sovranità dei singoli Stati, e così pure alla sottoposizione di ordinamenti giuridici singoli alle convenzioni internazionali. Si viene pertanto a produrre una rete intricata di rapporti giuridici, che trova espressione anche nelle decisioni giudiziarie dei Tribunali nazionali e delle Corti internazionali. Che esalta i metodi della comparazione giuridica, e che si espande attraverso una concezione universale dei diritti fondamentali. Come quello della libertà di manifestazione del pensiero, che si manifesta attraverso cercare, ricevere, diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee. Recuperando così, attraverso internet, una nozione di manifestazione del pensiero come libertà individuale, cioè senza filtri, ovvero senza mediazioni di sorta, un open network.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi