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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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Salvatore Veca, uno dei più illustri filosofi italiani in attività, pubblica per Feltrinelli il suo ultimo libro L'immaginazione filosofica. Il sottotitolo "e altri saggi" è rivelativo: si tratta essenzialmente di una raccolta di saggi che spaziano su temi vari come lo stile filosofico, Marx, la lezione di Giulio Preti, i diritti umani, le teorie della giustizia, Bernard Williams e il ruolo dell'immaginazione filosofica (che fornisce il titolo al volume). I vari saggi sono unificati da un leitmotiv centrale che è costituito dall'evoluzione del pensiero di Veca attraverso gli anni. Così possiamo ricostruire la rivisitazione del marxismo degli anni giovanili (sulle orme di Enzo Paci), la scoperta dell'empirismo italiano con Preti, l'impatto di Rawls, la simpatia intellettuale per Bernard Williams degli ultimi anni. Il tutto poggia su quella teoria dell'incertezza, che ha preso forma nel libro più importante – a mio giudizio – di Veca sarebbe a dire Dell'incertezza.
La ricostruzione del Veca-pensiero non è però del tutto semplice, anche perché il tono degli articoli è variegato, e si passa dalla natura speculativa del saggio sull'immaginazione filosofica a quella più divulgativa dell'intervista immaginaria a Marx. L'immaginazione filosofica presuppone una doppia modalità del filosofo, che si presenta o come "esploratore di connessioni" o come "coltivatore di memorie", là dove il primo somiglia più al filosofo analitico e il secondo al filosofo continentale. Nel primo caso, il suo ruolo è quello di collegare idee, concetti e teorie, nel secondo cercare le radici del presente nella storia. In entrambe queste pratiche intellettuali il filosofo pensa all'insegna dell'incompletezza. L'immaginazione filosofica è la magia che rende possibile l'investigazione filosofica stessa entro i limiti imposti dall'incompletezza.
Uno dei tanti quesiti, che l'autore sottopone al lettore, offre una chiave di lettura particolarmente interessante e destinata a suscitare numerose curiosità. Si tratta del rapporto tra politica e cultura, che Veca indaga sulla scorta del famoso saggio di Bobbio. Il saggio di Bobbio è stato discusso molte volte, ma Veca lo fa con assoluta originalità. Perché lo prende dal punto di vista di chi propone un offerta filosofica e politica a mezzo secolo da quella di Bobbio. Mentre Bobbio poteva pensare che rivolgendosi a Togliatti raggiungeva un intero partito e una moltitudine di italiani, ora non è più così. Il rapporto intellettuale-centro del sistema è saltato. Occorrono quindi nuove forme di proposta filosofica e politica. Più in generale, serve un modo differente per esporre le proprie idee e per convincere gli altri. E tutto ciò richiama proprio l'immaginazione filosofica di cui si parla in questo libro.
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Salvatore Veca, L'immaginazione filosofica e altri saggi, Feltrinelli, Milano, pagg. 188, € 20,00

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