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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2012 alle ore 19:24.

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Il gobbo di Notre-Dame di Wallace Worsley (1923)Il gobbo di Notre-Dame di Wallace Worsley (1923)

La "più grande delle tre piccole" compie 100 anni: festeggiamenti per la Universal Pictures, nota come la più importante delle minor hollywoodiane (di cui facevano parte anche United Artists e Columbia), che formavano il secondo gruppo di case di produzione a stelle e strisce dietro alle cinque major (Paramount, MGM, 20th Century Fox, Warner Bros e Rko).

Fondata nel 1912 da Carl Laemmle, negli anni '30 non possedeva più un circuito di sale e con la Grande Depressione subì un duro contraccolpo: in quel decennio puntò in particolare sul cinema horror, attraverso prodotti a budget ridotto in grado però di attirare un'ampia fetta di pubblico. Tra le pellicole del genere ricordiamo «Dracula» (1931) di Tod Browning, «Frankenstein» (1931) di James Whale, «La mummia» (1932) di Karl Freund e «L'uomo lupo» (1941) di George Waggner.

Neanche nell'immediato dopoguerra la Universal riuscì a ritrovare la fortuna di un tempo: bisognerà aspettare la seconda metà degli anni '50, quando venne assorbita dalla Mca (Music Corporation of America), per vederla tornare tra le case di produzione americane più importanti. Ruolo che, da quel momento, non ha più perso.

Per festeggiare al meglio il centenario, la Cinémathèque Française ha deciso di dedicarle un' interessante retrospettiva, in programma dal 5 dicembre 2012 al 4 marzo 2013, intitolata «Universal 100 ans-100 films».

Particolarmente prestigiosa la serata d'apertura, in cui verrà proiettata una delle pellicole mute più note nella storia della casa di produzione: «Il fantasma dell'opera» (1925) di Rupert Julian, musicato dal vivo per l'occasione da Thierry Escaich.

Tra le altre opere dell'epoca pre-sonoro che verranno proposte, troviamo «Femmine folli» (1921) di Eric von Stroheim, «L'uomo che ride» (1927) di Paul Leni e «Il gobbo di Notre-Dame» (1923) di Wallace Worsley con Lon Chaney protagonista.

Negli anni del dopoguerra, la Universal ha puntato anche su nomi di grandi registi per ridare smalto a un marchio in grande crisi: la figura più significativa è quella di Alfred Hitchcock, che ha firmato per la Universal pellicole come «Gli uccelli» (1963), «Marnie» (1964) e «Frenzy» (1971), ma oltre al maestro del brivido è opportuno ricordare William Wyler («Trappola d'amore» del 1929), Don Siegel («Squadra omicidi, sparate a vista!» del 1968) e Robert Siodmak («I gangsters» del 1946).

Da non trascurare la fama della Universal come la casa che puntava maggiormente sui generi: dai western di Anthony Mann («Winchester ‘73» del 1950) alla fantascienza di Jack Arnold («Il mostro della laguna nera» del 1954 o «Radiazioni BX: distruzione uomo» del 1956) fino ai melò di Douglas Sirk («Secondo amore» del 1955 e «Come le foglie al vento» del 1956) gli esempi sono davvero moltissimi.

In una retrospettiva così ricca e completa, non potevano mancare alcuni prodotti degli ultimi anni,come «Il gladiatore» (2000) di Ridley Scott e «King Kong» (2005) di Peter Jackson.

Tra le proposte collaterali della manifestazione, una tavola rotonda sul centenario della Universal guidata dal direttore Jean-François Rauger, in programma sabato 8 dicembre, e un volume, «Universal, 100 ans de cinéma», in cui il primo secolo della casa viene ripercorso attraverso materiali fotografici e schede dei protagonisti che ne hanno fatto la storia.

Universal 100 ans-100 films
Cinémathèque française, Parigi
5 dicembre 2012-4 marzo 2013

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