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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 07:32.

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Ricorderete, da bravi, che il numero di marzo di IL smentiva la notizia fortemente esagerata della morte della carta stampata.
Da allora, continuano a girare notizie fortemente esagerate di decessi mai avvenuti. È questa la volta del cinema, dei gastroentusiasti e della destra italiana. Purtroppo, tutti falsi allarmi.

Ebbene, il primo continua a spopolare in barba alla barbarizzazione digitale, i foodies non se la sono mai vista meglio, e il Pdl ha le sue primarie. L'unica cosa che vedo un po' pallidina è la short story – d'altra parte, anche il direttore, che ha confezionato il numero natalizio di fiction, dichiara in un accesso di sincerità dovuto al calo di zuccheri che i racconti brevi in generale gli fanno schifo. E come biasimarlo: la selezione di Rane Fiction non fa esattamente invidia a John Cheever. A parte Veronesi (che comunque non dovrebbe dormire la notte, con certe idee per la testa), tutti gli altri non avrebbero passato indenni il vaglio della giuria di una corrida per esordienti.

Mi sembra di vederle, le editor, scuotere la testa riccia con la compiacenza di certe prof, e consigliare a De Majo di andare a rileggersi il decalogo di Flannery O'Connor. Cristiano, bel tentativo, ma dovresti prima decidere qual è il protagonista del tuo racconto, non trovi? Filippo, carina l'idea dell'aspirante attore che finisce a fare il dog sitter, ma hai copiato da Cristiano, ti abbiamo beccato. E anche tu, Jonathan, non se ne può più di torbidezza e lesbismo; temi con cui peraltro si vede che non hai dimestichezza. Veronica, invece, tu di poker e abiti neri la sai lunghissima: ma a che tipo di pubblico si rivolge la tua prosa de borghesi der Pigneto, a parte ai borghesi der Pigneto? Rick, si vede che hai studiato l'anafora e hai esperienza diretta di Alzheimer, ma torna a leggerti Merrill Block o Mordecai Richler. E poi, aggiungo io, Rick, se tua madre era razzista, dava delle sgualdrine alle tue fidanzate, e ti costringeva a vestire in tweed… anche se si è dimenticata qualcosina non guasta.

Per fortuna Biesinger mi ripaga per tutti. E, attraverso la sua analisi del manifesto futurista, mi offre un punto di vista illuminante sul pensiero ILiano. Insomma, rileggendo il manifesto di Marinetti con gli occhi di Biesinger, mi sono resa conto che: 1) la grafica futurista ce l'abbiamo,

2) le parole in libertà sono quelle di quei grandi aeropoeti di Panella-Colombati-Latronico, 2) il culto anti-passatista c'è (e coincide col programma del leader carismatico Renzi) e l'amore per la velocità… c'è pure, se considerate che ormai per scrivere la rubrica mi danno 45 minuti.
Ergo: IL è un giornale neofuturista!
Suggerisco, per coerenza, di procedere alla rottamazione dei redattori over 40 (direttore compreso), così eliminiamo anche il problema della fornitura di viagra – che Biesinger si sente di annoverare tra le invenzioni principali del Novecento, e del quale i futuristi, assieme al porno, non avrebbero visto l'utilità, dato che non amavano né i vecchiacci, né «tutto ciò per cui ci si doveva spogliare».
Beh, se non altro per mangiare non c'è bisogno di spogliarsi! Peccato solo che «non siamo più nell'epoca di santini e salamelle», ma delle Camille Baresani, ex tossica di cibo neanche tanto ex.

Così, mi sono chiesta, per restare in tema, che cosa avrebbero detto i futuristi dei foodies? Beh, i futuristi erano praticamente dei foodies! Ecco infatti qualche piatto della cucina futurista: antipasto intuitivo, brodo solare, pollofiat e carneplastico. Cosa vi ricorda questo menu? Ma certo, le liste di parole a cavolo di Rane fiction: vedi il Moody di ciniglia, cromo, gigli, sciroppo d'acero, mirtilli, fumo di legna, flanella, olio per neonati, borse dell'acqua calda, whisky, sigarette. E questa è anche la dichiarazione di poetica di tutti gli altri eh! Gente che trova legittimazione in espressioni tipo fidanzata ivoriana, regista basco, synth-pop… e nella propria fraterna amicizia con Piperno.

I personaggi più fichi del Xmas issue non sono né quelli fictional né gli chef intellettuali. Bensì i multitasking. I papà di Annalena Benini, il direttore delle cucine del McDonald's e il regista delle partite di Serie A. Dimenticavo, se vi è rimasta qualche battuta libera, dopo il "racconto" della Egan, vi va di pubblicare la mia lista della spesa?

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