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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2012 alle ore 10:07.

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Il tenore Jonas Kaufmann conquista tutti e Barenboim non fa rimpiangere Verdi (Ap)Il tenore Jonas Kaufmann conquista tutti e Barenboim non fa rimpiangere Verdi (Ap)

Si è concluso in un trionfo, come previsto nonostante il sacrificio verdiano, questo Lohengrin scaligero. Un quarto d'ora di applausi scroscianti hanno concluso questa prima di Sant'Ambrogio. L'opera di Wagner ha convinto proprio tutti per l'interpretazione superlativa per tecnica, intensità, presenza scenica e capacità attoriali di Lohengrin, Jonas Kufmann, e per quella generosissima di Elsa, Annette Dasch. Alla fine del secondo atto da notarsi è stata proprio la netta ripresa della Dasch, arrivata in città nella notte per sostituire sia Anja Harteros sia la sostituta Ann Petersen, entrambe tenute lontano dall'influenza. La sua voce, che è giusto dire "ha salvato" questa prima, ha recuperato di potenza anche nei confronti della superba Ortrud, Evelyn Herlitzius, che sarebbe risultata sovrastante. Davvero brava. Quanto alla direzione, che dire se non che è stata all'altezza delle aspettative come d'abitudine, coerente, anche se la scelta di sacrificare Verdi per Wagner ha lasciato qualche amarezza. Ma alfine, bene così. Il gran finale poi il direttore Barenboim lo ha riservato all'esecuzione dell'inno di Mameli per il quale il maestro ha riunito l'intero cast dell'opera in un coro emozionante.
Un unica eccezione per il regista Claus Guth che oltre ad aver privilegiato una interpretazione psicanalitica ben lontana dal mito di Lohengrin - quasi assente se non per qualche eco nel cigno - ha pure messo i cantanti tutti a dura prova, prediligendo la posizione sdraiata, con Elsa che si accascia in continuazione, Lohengrin costretto a cantare in posizione fetale (eppure senza risentirne). Insieme erano davvero belli, una delle coppie più belle degli ultimi anni, anche per la grande intensità drammatica.
Ortrud Evelyn Herlitzius, è l'altra trionfatrice della serata, una gatta che avvinghia e ammalia, luciferina, senza eccessi. Quanto a Tomas Tomasson, bravo anche lui, credibile anche lui, anche se a tratti è apparso sfocato. Rene' Pape è interprete convinto e convincente dalla tecnica sicura. Insomma, nostante i rimpianti per il Verdi mancato, evviva un Lohengrin così.

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