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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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Di lui non è possibile tracciare un profilo biografico sicuro e dettagliato, ma la sua fama ha condizionato il Medioevo tedesco, influenzando i circoli di Parigi, Avignone e di altre importanti aree europee. Meister Eckhart è il suo nome, nato prima del 1260 e morto a Colonia o Avignone nel 1327 o 1328. Di certo si sa che, giovanissimo, entrò nel convento dei domenicani a Erfurt e avrebbe conosciuto il grande Alberto Magno, maestro di Tommaso d'Aquino. Il pensiero di Eckhart appartiene alla storia della mistica raggiungendo punti di elevata raffinatezza ma anche aspetti che sfiorano l'eresia. In una meditazione sostiene: «Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel suo fondo proprio, in ciò che esso ha di più intimo. In effetti nessuno può conoscere Dio, se prima non conosce se stesso». Il teologo sosterrà d'essere stato incompreso per eccesso di sottigliezza. Subisce un processo ma la condanna arriva post mortem e a pronunciarla sarà papa Giovanni XXII. Banditi gli articoli sotto accusa, la sua opera non si disperde perché due discepoli la tengono viva e la salvano dalla distruzione. Grazie a Giovanni Taulero e a Enrico Suso, Meister Eckhart entra nella storia del pensiero occidentale.
Bompiani, nella elegante collana «Il pensiero occidentale» (con testo latino a fronte) propone i Commenti all'Antico Testamento tradotti da Marco Vannini che, con il suo paziente e scrupoloso lavoro da innamorato di Eckhart qual è, ha fatto conoscere tutta l'opera del domenicano. I "Commenti" sono i testi dell'insegnamento fatto a Parigi e consentono di partecipare a uno dei migliori laboratori medievali di esegesi. Si impara la dedizione e la riflessione su ogni parola tratta dalla Bibbia. Un impegno della ragione e dell'interpretazione.
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Meister Eckhart, Commenti all'Antico Testamento, Bompiani, Milano,
pagg. 1.548, € 35,00

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