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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 08:19.

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Danzare con le mani, come nella cosiddetta «nanodanse» Kiss & Cry dei belgi Michèle Anne De Mey e Jaco Van Dormael, non sarebbe, in teoria, un'assoluta novità. Lo aveva già fatto il geniale Merce Cunningham. Tuttavia, al piglio interdisciplinare e alla confezione in diretta (molto Cunningham) di quest'ultimo, struggente, debutto di «TorinoDanza», si unisce un brio narrativo opposto al formalismo del coreografo americano. Qui, il tema del ricordo delle persone svanite dalle nostre vite gronda sentimenti delicatissimi, universali, che avvampano e spariscono in diretta.
In Kiss & Cry siamo catapultati in un formicolante set, in penombra; c'è chi riprende, crea effetti sonori, recita e danza con le mani. E tutto ciò che, filmato, appare su grande schermo, è a misura di dita: oggetti, pezzi di natura, personaggi mignon per bambini, mentre un trenino fin de siècle, appena un po' più grande è, a bella posta, quasi in proscenio. Del resto Gisele, la protagonista statuina, siede spesso davanti ai binari di una stazioncina. Ricorda e conta i suoi amori. Quando sogna del passato, due mani, una femminile e l'altra maschile, danzano.
Il primo amore fu infantile; durò tre secondi: il tempo di uno strofinio delle dita. Seguirono cinque love story, tutte rievocate con l'indice, il pollice, le pirouettes dell'anulare, gli inchini del medio, i bacetti del mignolo. Furono amori bagnati, scivolosi, puzzolenti: nel suo lettuccio matrimoniale, Gisele rammenta di non essere riuscita a stare vicino a chi al posto delle dita delle mani v'introduceva quelle dei piedi… Furono amori illusori; sempre nel lettuccio, l'iniziale groviglio sensuale delle palme giunte si dissolveva in mesto distacco. Appassionate canzoni, neve, tempesta di mare e cieli turbati dalla melanconia avvolgono la stazione-giocattolo. Gisele spera ancora nel ritorno del suo primo amore, scomparso e celebrato con la sepoltura di una manina-ricordo in una cassettina. Alla fine, dopo aver sofferto, desiderato e invidiato le passioni altrui, la romantica protagonista diseppellisce la manina; non sopportando più di vivere sola tra divani, lampadari, oggettini sale sul treno, là dove aveva atteso invano. Il viaggio non avrà una meta, ma nell'oscurità ecco, per la prima volta, le due mani femminili e maschili diventare corpi interi (Michèle Anne De Mey e Grégory Grosjean, i due autori delle nanodanses) che si avvinghiano al termine della rocambolesca avventura.
Kiss & Cry, già molto premiato, è la più riuscita invenzione coreo-cine-teatral-musicale del 2011. "Nanopièce"di raffinata completezza, indica le infinite possibilità della ricerca coreutica e quella calda umanità necessaria a tanta danza contemporanea, spesso compiaciuta dei suoi virtuosismi di facciata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Kiss & Cry, De Mey e Van Dormael, Fonderie Limone, «TorinoDanza»
ora a Bruxelles/Charleroi Danses Les Écuries, 13-15 dicembre

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