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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2012 alle ore 15:40.

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Le "Troiane", tragedia scritta nel 415 a.C. da Euripide, è una condanna senza tempo delle atrocità della guerra. La chiave di chi si accosta oggi a questo testo tiene imprescindibilmente conto della forte denuncia che vi è contenuta: prima drammaturgia "pacifista" della storia, le Troiane non smette di svelare, con la cruenta realtà del teatro, l'insensatezza della violenza del forte sul debole, del conquistatore sul soccombente.

Sul palcoscenico si alternano le drammatiche vicende delle donne della città di Troia conquistata, legate dalla narrazione della regina Ecuba, madre di Ettore, di Paride, delle sfortunate principesse Cassandra e Polissena, e di così tanti figli avuti dal re Priamo da rappresentare meglio di chiunque altro l'infinito dolore per la sua città devastata.

"Un oratorio": Sartre definiva così le Troiane negli anni Sessanta, in occasione di una sua riscrittura del dramma. In questa tragedia dove tutto è già successo non c'è scampo né speranza per i vinti, mentre aleggia un presagio di sventura per i greci vincitori. Questa sensazione di immutabilità, di "definitività", suona anche come una condanna per gli dèi, capricciosi e incapaci di intervenire in tanto orrore.

Ed è proprio rifacendosi all'immagine di dèi immobili e impotenti (interpretati da Carlo Simoni e Valentina Capone) come statue che Marco Bernardi apre e chiude la sua versione delle "Troiane". Aiutato da una traduzione che risuona con efficacia, il regista del Teatro Stabile di Bolzano lavora con il consueto rigore, e si concentra sui registri temporali della vicenda. Riflettendo non solo sul contenuto del dramma, ma anche sulla sua ricezione da parte del pubblico nel tempo e nella storia, Bernardi sceglie di mischiare elementi video, che ricordano i reportage di guerra, e dettagli scenografici contemporanei: la rappresentazione scorre sospesa in un tempo indefinito ma a noi contemporaneo, con i conquistatori greci vestiti in tuta mimetica come Marines, e le donne di Troia nella devastazione di un campo profughi senza precise coordinate storiografiche.

Menelao (Riccardo Zini) è un uomo dalla tempra debole e mediocre, il Taltibio di Corrado D'Elia trasuda invece crudeltà, lasciando solo intuire la fragilità da cui la violenza deriva.

Le Troiane: la dolente Ecuba di Patrizia Milani, la Cassandra folle e fisica di Gaia Insegna, la Elena "dark" di Valentina Bardi, l'Andromaca "legata" di Sara Bertelà, dal dolore potente e trattenuto per l'assassinio del figlioletto. Un dolore agghiacciante e intollerabile, espiato e rilanciato nella verità della tragedia.

Troiane,di Euripide - traduzione Caterina Barone
regia Marco Bernardi
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
suoni e immagini Franco Maurina
luci Lorenzo Carlucci
con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Sara Bertelà, Corrado d'Elia,
Valentina Bardi, Valentina Capone, Karoline Comarella, Gaia Insenga,
Valentina Morini, Riccardo Zini

Prossime date:
TRENTO: Centro S. C. Santa Chiara dal 6 al 9 dicembre
ROVERETO: Auditorium Melotti 11 e 12 dicembre
MODENA: Teatro Storchi dal 13 al 16 dicembre
BRESSANONE: Forum martedì 18 dicembre
GENOVA: Teatro della Corte dall'8 al 13 gennaio
VARESE: Teatro di Varese martedì 15 gennaio
CATTOLICA: Teatro della Regina giovedì 17 gennaio
BELLUNO: Teatro Comunale dal 19 al 20 gennaio
BERGAMO: Teatro Donizetti dal 22 al 27 gennaio

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