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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 16:50.

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Definirlo solo spettacolo sarebbe riduttivo. Oltre a tutti gli elementi teatrali e performativi, inglobanti l'arte visuale e installativa, con l'elaborazione elettronica della partitura sonora, vi scorre un'anima, e un pensiero profondo, percepibile nel coinvolgimento della mente e dei sensi. E c'è un grande respiro epico in questa folgorante sintesi scenica dell'"Eneide" operata dalla compagnia Lenz Rifrazioni. Una enucleazione che nasce da un intelligente lavoro di scavo attorno all'epopea letteraria; che cerca, e trova, negli interstizi del presente, rimandi e raccordi inediti. "Aeneis in Italia" è il prosieguo di un progetto performativo e visuale che la compagnia di Parma, diretta con passione da Maria Federica Maestri e da Francesco Pititto, porta avanti da due anni intorno al poema epico di Virgilio. La storia dell'occupazione del Lazio da parte di Enea, precursore del popolo romano, e la ribellione del giovane Turno che disobbedisce al nuovo ordine, viene ricondotta dai due autori e registi, al nostro tempo appena recente: la notte luttuosa degli anni Settanta. Gli anni della retorica del conflitto, di ieri come di oggi, dei moderni combattenti; degli anni di piombo; della ricerca di una patria e di un'Europa nuova; della violenza delle piazze e delle stragi; della generazione di padri contro i figli, e viceversa; dei tumulti giovanili per la libertà; delle profezie dei poeti. E Pasolini vi entra non solo come citazione, ma come elemento drammaturgico e testuale, nonché visivo (dal film "Salò"), che incrocia i tempi delle Brigate Rosse, dell'enfasi fascista, del potere democristiano. In dodici episodi si susseguono vere epifanie sceniche con soli tre interpreti (che sono padre, fratello, combattente, compagno, vittima, figlia, sposa, sorella) inghiottiti in un buio spezzato da luci e da velari che ingigantiscono e moltiplicano tridimensionalmente personaggi proiettati a tutto campo, tra gesti coreografici, posture scultoree, e voci declamatorie tra sussurri e grida. Sullo schermo retinato, nel fluttuare astratto delle immagini e del suono, la sagoma di un cervo – la cui uccisione fu il pretesto dello scoccare della guerra – si tinge di rosso. Da lì in avanti, in quel luogo delle trame idealistiche, con una poltrona, tre sedie, un tavolo e un materasso a fungere anche da zattera, tra busti disseminati sulla scena della battaglia, una spada brandita, abbracci virili, oscenità esposte, si susseguono brandelli di storia politica e civile evocati con poetica sintesi. Ed è potente, per voluttuosità e inquietanti rimandi, la sequenza della lupa capitolina, ricreata dai tre attori con i due uomini attaccati al seno della donna con la testa di lupa, mentre voci di cori da stadio sembrano incitare ad altre violenze. Sono macchine umane senz'anima, senza pathos, senza identità, senza più storia. Una generazione senza dèi. Senza Dio.

"Aeneis in Italia"
creazione di Francesco Pititto e Maria Federica Maestri, music performance live Andrea Azzali-Monophon, disegno luci Gianluca Bergamini; con Valentina Barbarini, Roberto Riseri, Pierluigi Tedeschi. A Parma, Festival "Natura Dèi Teatri – Ragioni sufficienti – Ovulo".
www.lenzrifrazioni.it

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