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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2012 alle ore 08:18.

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Le donne italiane probabilmente non lo sanno, ma devono un pizzico di gratitudine a dieci maestre delle Marche che il 25 luglio 1906 ottennero di entrare nelle liste elettorali, contribuendo alla conquista del diritto di voto raggiunta solo quarant'anni dopo.
Sull'episodio si concentra il libro di Marco Severini, Dieci donne. Storia delle prime elettrici italiane, che partendo dalla volontà di ferro delle cittadine di Senigallia e dall'illuminato presidente della Corte di appello di Ancona Lodovico Mortara – il quale a sorpresa ne accolse la richiesta – dà conto della temperie politica del tempo. E della battaglia condotta in quegli anni da donne forti e di grande spessore intellettuale, come Anna Maria Mozzoni o Maria Montessori.
Le sorti elettorali delle dieci maestre si infrangeranno nel ribaltamento della sentenza stabilito dalla Corte di cassazione: dopo il ricorso del procuratore del re, fondato sulla «presunta inconciliabilità tra le doti tipicamente femminili e i forti doveri dell'impegno politico», il 4 dicembre la Corte annulla il pronunciamento di Mortara rinviando alla Corte di appello di Roma, che ordina nel 1907 la cancellazione dalle liste politiche delle maestre. Tuttavia il fatto costituisce un precedente e ha un valore simbolico importante nella lotta per l'emancipazione femminile, che nel primo Novecento si propaga e rompe pian piano il muro di inferiorità cui era condannata la donna, non solo in Italia. Fioriscono le associazioni a Roma, a Milano, spesso legate anche a movimenti e comitati esteri; nel 1908 si apre nella capitale il primo Congresso nazionale delle donne italiane, che dà visibilità alle istanze femminili nell'opinione pubblica.
L'autore ripercorre le esperienze di alcune figure di spicco come la napoletana Teresa Labriola, figlia del filosofo Antonio, attiva militante del movimento suffragista e studiosa della questione femminista, prima donna a laurearsi in Giurisprudenza, nel 1894, all'Università di Roma. O la milanese Mozzoni, mazziniana, poi socialista, scrittrice, ribelle e indipendente anche nelle scelte sentimentali (si sposò contro la volontà della famiglia con il conte Malatesta Simoni, più giovane, da cui si separò dopo sette anni). Lo sguardo si allarga fuori dall'Italia, a quell'Inghilterra culla del suffragio femminile, agli Stati Uniti, dove la battaglia per il diritto del voto "rosa" scardina già nel 1900 in quattro Stati le resistenze dei conservatori.
Non poteva mancare un omaggio alle protagoniste del libro, le dieci maestre cui sono dedicate delle meritorie pagine biografiche: Carola Bacchi, Palmira Bagaioli, Giulia Berna, Adele Capobianchi, Giuseppina Grazioli, Iginia Matteucci, Emilia Simioncioni, Enrica Tesei, Dina Tosoni e Luigia Mandolini avevano un'età media di 28 anni, origini umili e intrapresero la loro battaglia nell'isolamento, derise dalla stampa conservatrice, ignorate dall'opinione pubblica.
L'occasione offerta da questo libro per rievocare il percorso che ha portato al voto delle donne, tanto più a due mesi dalle elezioni (e in tempi di Olgettine e nipotine di Mubarak), davvero non va sprecata.
eliana.dicaro@ilsole24ore.com
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Marco Severini, Dieci donne. Storia delle prime elettrici italiane, liberilibri, Macerata, pagg. 184, € 15,00

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