Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2012 alle ore 08:21.

My24

Molte cose in America sono con il tempo mutate, e per capirlo basterà notare come in un'arte "nazional-popolare" qual è il jazz si siano fatte rare, rispetto a non tanti decenni fa, le opere di artisti afroamericani sul tema dei diritti civili. Tra i progenitori della musica che accompagnò la marcia del reverendo King c'era una canzone scritta nel 1939 da Lewis Allen: Strange fruit. Un gioiello, ma da brividi. Con rudi contrasti Billie Holiday vi descriveva un linciaggio: "Nel pastorale Sud… dolce profumo di magnolia… e improvviso odore di carne che brucia".
Poi un capolavoro fu nel '58 la Freedom suite di Sonny Rollins; subito dopo vennero da Charles Mingus le beffarde Fables of Faubus (era, costui, il famigerato governatore dell'Arkansas) e nel '60 da Max Roach quel We Insist! Freedom Now Suite che possedeva proprio la potenza d'urto di Strange fruit; e poi altro ancora, nel jazz, nel blues, nel rock. Ma, sia detto a loro onore, neppure per così illustri maestri era facile esprimersi in modi che ogni volta minacciavano l'infarto ai conformisti boss delle case discografiche. Così la satira di Mingus apparve inizialmente con la sola musica e senza parole, mentre quando la Freedom suite fu ristampata, dalla copertina sparì un testo di Rollins che diceva tra l'altro: "Quale ironia che il nero, che più d'ogni altro può rivendicare come propria la cultura dell'America, sia perseguitato e represso".
Ebbene, una poderosa opera dello stesso genere "politico" è quella ora pubblicata dalla Cuneiform: Ten freedom summers, autore Wadada Leo Smith, trombettista ben noto ai nostri pubblici. Settantun anni proprio in questi giorni, dacché esordì a Chicago mezzo secolo fa sotto l'ala di Anthony Braxton e della benemerita Association for the Advancement of Creative Musicians, è tra i più attivi e coerenti jazzisti d'avant-garde. Ma i tempi, s'è detto, sono mutati e difatti qui non si troverà la "ferocia" di quelle lontane opere di artisti costretti da storia e cronaca a una quotidiana vita in trincea. C'è invece, di quella lunga lotta, una visione dall'alto. Con tanta classe però da aver già portato a Wadada una commissione della Harvard University per un sequel e lodi universali. Anche in Italia, dove il referendum Top Jazz l'ha testé eletto "musicista dell'anno" (ex aequo con Rob Mazurek).
Opera voluminosa Ten freedom summers: ben quattro compact disc (270 minuti) per i 19 brani di una suite fatta di ampi affreschi più che di quadri, dato che la durata loro spesso tocca e supera il quarto d'ora. Ciascuno si lega a un fatto, anzi quasi sempre a una persona, a partire da Dred Scott, ex schiavo che fu al centro di un processo "costituzionale" chiuso nel 1857 dalla Suprema corte con una sentenza aberrante. E via via la memoria corre a King, a Kennedy, alle leggi di Lyndon Johnson, ai nove studenti di Little Rock entrati nella scuola che appunto quel governatore Faubus proibiva. Naturalmente c'è Rosa Parks con la sua "rivoluzione dell'autobus" (di quelli con posti a sedere solo per i bianchi) nel 1955 a Montgomery, Alabama. E l'epopea include pure luoghi memorabili per la nazione: il War Memorial di Washington, le Torri dell'11 settembre.
Poiché al di là dei temi stessi a volare è poi la musica, va detto che è di una qualità senz'altro superiore. Smith ha ripreso anche sue passate composizioni, fin da quella che nel '77 il violinista Leroy Jenkins lo incaricò di dedicare a Medgar Evers, un attivista assassinato; ma le ha rielaborate a fondo, dato l'utilizzo di due complessi d'opposta fattura. Come per un ossimoro, c'è da un lato quel Golden Quintet che dal 2000 Wadada guida con famosi e sperimentati amici (ossia il pianista Anthony Davis, il bassista John Lindberg e alle batterie Pheeroan akLaff più la assai più giovane, ma anch'essa affermata, filippina Susie Ibarra) e sull'altra sponda la South West Chamber Music, un gruppo classico con arpa, flauto, clarinetto e vari archi.
Dice Wadada che le due compagini sono per lui "strumenti" quanto la sua tromba. Così le manovra nelle partiture: ora le alterna, ora ne mischia le voci, in un flusso di jazz e di accademia, di suoni e di idee. A legare tutto, alla base, è l'impegno che l'ha spinto a questo che resterà il suo vertice come artista.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi