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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 16:43.

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Radical Redford e Kitsch Bier, per un Natale diversoRadical Redford e Kitsch Bier, per un Natale diverso

Quello che colpisce di questo fine settimana prenatalizio è che tutto ci scorgi, tranne che atmosfera festiva. Dopo i cinepanettoni più o meno mascherati, infatti, arrivano tre film, tra gli altri, che poco sembrano avere a che fare con il 25 dicembre.

Partiamo con quello più distribuito, I 2 soliti idioti. Il grande successo del primo capitolo, e delle quattro serie televisive, hanno convinto il produttore Pietro Valsecchi a metterne in forno subito un altro (e forse un terzo, addirittura a New York). E, francamente, non è che se ne sentisse molto la necessità di questo racconto "in viaggio con papà" di Mandelli e Biggio, che fermano il loro assalto al demenziale sempre un attimo prima di spiccarlo. Sarà per l'abuso di parolacce, per la volgarità di personaggi troppo estremi persino per la nostra avvilente realtà, sarà perché artisticamente si rifugiano sempre nella reiterazione dei soliti schemi, I 2 soliti idioti fa ridere solo i suoi ammiratori (che, a dirla tutta, sono parecchi) ma lasciano fuori tutti gli altri. Un po' come hanno fatto i cinepanettoni, con cui condividono la fotografia di un'Italia cinica e scurrile, le allusioni al sesso, la tendenza a cercare, per una battuta, sempre la scorciatoia più facile. E così è persino in questo secondo capitolo che appare più strutturato, si fa per dire, nella sceneggiatura e nell'evoluzione della storia. Ma certo è che trovate come I poliziotti scoreggioni 5 non passeranno alla storia, così come il nome del personaggio interpretato da Miriam Giovanelli, ovvero Perla Madonna.

Decisamente più divertente e piacevole Love is all you need, il nuovo e sorprendente film di Susanne Bier. Stupisce l'eccellente cineasta danese perché, dopo tante tragedie cinematografiche, si dedica a una commedia sentimentale gioiosa che, pur trattando come sempre temi a lei cari (la famiglia, la diversità), lo fa con una leggerezza che, però, non è mai superficialità.

Tutto gira intorno a un matrimonio, quello della giovane e bellissima Astrid (Molly Blixt Egelind). Sulla Costiera Amalfitana, a Sorrento, si radunano due clan scombinati, e l'amore trionferà, ma non quello che immaginiamo all'inizio del film. Lo diciamo subito: la fortuna di questo gioiellino pop kitsch, oltre all'avere Susanne Bier dietro la macchina da presa, è la coppia di attori che lo animano. Pierce Brosnan, vedovo apparentemente inconsolabile e padre dello sposo, e Trine Dyrholm, madre della sposa e appena uscita da una violenta forma di cancro. Si portano dentro dolore e bellezza, si scontrano, non si capiscono, finiscono, infine, per (ri)conoscersi. Una storia d'amore tenera e potente che ha tanti piccoli pregi: dai comprimari (Paprika Steen e Ciro Petrone su tutti) al raccontare di chi sa essere bello nonostante la crudeltà della malattia, dalla diversità alle sensibilità diverse di chi cerca, in fondo, solo un sentimento vero. Storcerete un po' il naso di fronte alle hit musicali italiane molto vintage, così come all'Italia da cartolina, ma poi capirete che è solo una confezione un po' pacchiana per un contenuto importante.

Vale la pena d'essere segnalato, infine, anche La regola del silenzio. Robert Redford più invecchia e più diventa radicale, e con questo thriller politico dedicato al movimento terroristico dei Weathermen. Questi ultimi attaccavano gli edifici pubblici statunitensi negli anni '70 per indurre il proprio governo a ritirarsi dal Vietnam, ma noi li troviamo trent'anni dopo. Hanno una nuova vita, ma l'FBI li cerca ancora. In una caccia all'uomo serrata, ripercorriamo l'idealismo di allora, attraverso un monologo vibrante di Susan Sarandon o i dubbi dello stesso Redford. In mezzo tanti cammei, da Nick Nolte a Richard Jenkins, e un'opera che sembra arrivata direttamente da qualche decennio fa. Da quando Redford era giovane, per intenderci, e recitava ne I tre giorni del condor.

I bei vecchi tempi.

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