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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2012 alle ore 15:34.

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Può risultare spiazzante la scelta del giovane (ma già pluripremiato) regista Alberto Oliva di livellare "generazionalmente" il cast del suo allestimento de "Il Padre" di August Strindberg.

Lo spettacolo in scena al Teatro Out Off di Milano è costruito infatti controcorrente rispetto alla consuetudine (e al testo stesso) che vedrebbe in età più avanzata i personaggi: i cinque giovani attori, capitanati dai bravi John-Alexandr Petricich e Chiara Zerlini, consentono in questo modo (pur con qualche disomogeneità) di mostrare risvolti inattesi del dramma strindberghiano.

Innanzitutto, Oliva rispetta di base il testo del drammaturgo svedese, portandone in scena una versione pressoché integrale: un uomo di scienza e militare di carriera piomba nella pazzia per il dubbio instillatogli dalla moglie riguardo alla paternità della figlia. Una guerra psicologica per il predominio sull'educazione della ragazza, ma anche uno sfiancante duello fatto di recriminazioni e vendette.

Decontestualizzare fisicamente i protagonisti della vicenda consente al regista di sottolinearne la dimensione più universale, meno storicizzata e ideologica. Oliva può così permettersi di percorrere il piano inclinato che porta alla pazzia del Capitano scegliendo di riabilitare la figura della moglie, Laura.

Il regista prende risolutamente le sue difese, così come già suggeriva Marco Sciaccaluga in occasione di un suo precedente allestimento del Padre.

La moglie e il Capitano sono infatti, per tutta la prima parte dello spettacolo, in bilico sul crinale che divide la vittima dal carnefice e, quasi pirandellianamente, non sappiamo scorgere dove stia la verità tra le reciproche accuse. Una "danza macabra" fatta di ossessioni e incubi, senza buoni né cattivi. Ma soprattutto: senza buoni. Solo "dopo" Laura diventerà carnefice e, secondo Oliva, un po' "suo malgrado".
Inoltre, il regista sceglie di caricare di una tormentata ambiguità il personaggio della balia: così, questa specie di sciamana nordica, che prega Dio con ritualità ossessiva e invasata, diventa a un tratto tutte le donne del dramma. O meglio: diviene l'emblema di quell'unica donna alla quale soccombe il Capitano, figura unificatrice della madre, della moglie, della figlia (che non compare mai in scena), e di tutti i volti femminili riprodotti sui quadri espressionisti dipinti da Laura che affollano la scena con inquietante presenza.

Il Padre di August Strindberg; regia Alberto Oliva; con John-Alexandr Petricich, Chiara Zerlini, Lorenza Pisano, Mattia Sartoni, Jacopo Zerbo.
Consulenza storico/letteraria Andrea Bisicchia.

Al Teatro Out Off fino al 23 dicembre
Info: www.teatrooutoff.it

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